Per gli appassionati di progressive rock/metal l’uscita dell’ultimo album dei Leprous, Malina, non può passare inosservata; l’hype dopo Coal e The Congregation è stato palpabile e i tre singoli “From the Flame”, “Stuck” e “Illuminate” hanno creato un’aspettativa notevole. Se a prima impressione quest’album vi deluderà non preoccupatevi, magari vi aspettavate riff più distorti, magari vi aspettavate brani sconvolgenti e soluzioni sconcertanti, magari non avete ascoltato abbastanza. Malina è infatti un album che cresce piacevolmente con gli ascolti, permettendo di apprezzare le sottigliezze e gli accorgimenti che rendono questo lavoro uno dei migliori album prog degli ultimi anni.
Passiamo al setaccio i singoli brani:
– “Bonneville”: due minuti e mezzo di tranquillità, voce e pochi altri suoni, per poi esplodere nella seconda metà del brano con una notevole apertura strumentale.
– “Stuck” ci riporta sui classici suoni di The Congregation, forse con un po’ di distorsione in meno sulle chitarre; risulta inaspettato il riff in apertura, più “maggiore” del solito.
– “From the Flame” è fenomenale, puro stile Leprous, stavolta il ritornello attacca dopo trenta secondi creando un ottimo substrato per la strofa caratterizzata ritmi frenetici e non lineari.
– “Captive” ha un intro un po’ troppo lungo, di per sé non presenta altri punti deboli, ma suona come un b-side se confrontato con altri brani dello stesso album.
– “Illuminate” è stato scelto come singolo probabilmente per evidenziare la loro capacità di differenziarsi, infatti la struttura strumentale del brano è basata su un mix molto bilanciato fra batteria, basso, tastiere e chitarra, discosta dal classico suono rock.
– “Leashes” è forse il brano più bello dell’album: impossibile non rimanere ipnotizzati dall’armonizzazione della strofa, finché il ritornello non rompe la quiete facendoci godere appieno delle atmosfere à la Leprous.
– “Mirage” segna una sorta di distacco dalla prima parte dell’album, verso un prog più pesante; la cosa che sbalordisce di questo brano è che la maggior parte dei riff “cattivi” sono suonati dalla tastiera e non dalle chitarre; molto caratteristico il giro di basso in chiusura.
– “Malina” è un intreccio ritmico molto interessante in cui la batteria, seguita dalla chitarra, aggiunge via via sfumature all’armonia delle tastiere e alla melodia della voce; è un brano incalzante, non stanca mai nonostante l’assenza di spiccate differenze strofa/ritornello o variazioni tipiche del prog.
– “Coma” rimane impresso per la doppia cassa martellante ed i ritmi frenetici e sbilanciati, la voce è quasi in contrasto con gli strumenti ma trova un perfetto equilibrio nei ritornelli.
– “The Weight of Disaster” si potrebbe ascoltare all’infinito, poiché le continue oscillazioni fra tranquillità e aggressività lo rendono estremamente dinamico.
– “The Last Milestone” chiude l’album molto dolcemente con archi e voci soffuse, lasciandosi alle spalle tutti i controtempi, gli incastri ricercati e i tempi incalzanti.
Come già detto, l’album è meno immediato dei precedenti, ma qualitativamente superiore grazie a dei suoni decisamente freschi e diversi da brano a brano: si passa da brani in cui la chitarra è predominante ad altri in cui a farla da padrone sono le tastiere, mediate da pezzi più bilanciati; non mancano i momenti solisti per batteria e basso, nonostante siano mascherati sotto forma di riff molto elaborati.
Con questo lavoro i Leprous si confermano importanti esponenti del prog moderno, rubando la scena agli artisti che hanno dominato il genere negli scorsi venti anni e non sono stati in grado di esplorare proprio in quegli ambiti in cui Malina dimostra un gran carattere.
(Inside Out Music, 2017)
1.Bonneville
2.Stuck
3.From the Flame
4.Captive
5.Illuminate
6.Leashes
7.Mirage
8.Malina
9.Coma
10.The Weight of Disaster
11.The Last Milestone
12.Root (bonus track)