Kristian Eivind Espedal in arte Gaahl è ormai un’icona del black metal mondiale al pari di altri personaggi come Varg Vikernes o Øystein Aarseth. In tempi recenti è diventato anche una sorta di guida suo malgrado (perché ritiene giustamente che non dovrebbe essere necessario che qualcuno te lo debba dire) per quelli che si sentono diversi e hanno bisogno di qualcuno che dica loro che non c’è nulla che non vada, che è tutto naturale. Ma senza uscire troppo dai binari, la quantità di band e progetti in cui il nostro si è lanciato nel tempo è notevole: vengono in mente per forza i Gorgoroth e i Wardruna, senza poi dimenticare i Gaahlskagg, ma sono abbastanza certo che è con i Gaahls Wyrd che il cantante si sta finalmente esprimendo davvero. The Humming Mountain è uno dei pochi esempi lampanti di come la giovane creatura di Gaahl sia per lui decisamente più personale di quanto fatto in passato.
The Humming Mountain è una di quelle occasioni in cui si dice “breve ma intenso”. Partiamo da presupposto che qui dentro di furia black ce n’è davvero poca, ridotta, confinata in appena due brani (“The Dwell” e “Awakening Remains – Before Leaving”), che sono un concentrato di classicismo freddo e crudele, ma pieno di umanità. Per il resto bisogna spendere qualche parola in più. Tutto ruota attorno a una specie di atmosfera estremamente fumosa, le chitarre pulite che a volte sono arpeggiate creano dei pilastri neri che reggono su loro stessi tutto il peso del carattere tutto del disco. Ovviamente queste chitarre non sono sole perché a sostegno di questo grande sforzo abbiamo dei suoni campionati di non meglio definita derivazione e un pianoforte che suona poche note dilatate e distanziate fra loro in modo da dare quel senso di lontananza e disorientamento. Tutto questo è racchiuso in un solo pezzo: “The Seed”, una traccia che dovrebbe fungere da intro, ma è più lunga del resto dei brani all’interno e non fa altro che dare a chi ascolta la perfetta impressione di cosa troverà più avanti. Abbiamo una title-track decisamente più spinta, più pesante, ma che non è un pezzo black, nossignore, ma qualcosa che si avvicina molto ad alcune cose fatte dai My Dying Bride o dai Paradise Lost, quattro minuti di un doom gotico, malinconico, completamente privo di ogni speranza, esattamente come devono essere fatte certe cose. “The Sleep”, invece, è la outro perfetta per un disco di questo tipo: una chitarra lontana, vento e la bellissima voce di Gaahl, profonda e assolutamente non rassicurante. E una volta che siamo arrivati alla fine, non resta che ingollare del cianuro e rimettere il disco daccapo per goderlo anche meglio.
Si tratta solo di un EP, ma cavolo che lavoro che è, qualcosa di incredibilmente curato sia nelle atmosfere che nella scrittura. È un disco che rapisce per la sua natura deprimente. È un disco che dimostra la grandissima dedizione e l’enorme talento di un musicista che nel tempo ha saputo cambiare il proprio stile, pur restando nello stesso ambiente. Bellissimo.
(Season of Mist, 2021)
1. The Seed
2. The Humming Mountain
3. The Dwell
4. Awakening Remains – Before Leaving
5. The Sleep