Doverosa premessa. Faccio fatica a comprendere il concetto di “nazione”: viviamo tutti sullo stesso pianeta, respiriamo tutti lo stesso ossigeno, e questo dovrebbe essere sufficiente a renderci tutti uguali e belli, indipendentemente da dove siamo nati. Coerentemente, odio il concetto di “nazionalismo”: non tifo per l’Italia, e di certo non mi sento italiano, così come non sono fiero di provenire da quel paese. Eppure, c’è un’eccezione che si contrappone a questa regola: quando esce un disco di una band italica, il neurone del “supporta il metal italiano” prende le redini e mi fa sentire fiero del prodotto made in Italy. Ovviamente, questo vale ancora di più quando mi trovo di fronte ad un disco fenomenale, che è esattamente quello che gli HusqwarnaH hanno fatto: hanno prodotto una bomba di disco, che dovrebbe essere annoverato tra le uscite dell’anno. Per chi non li conoscesse, gli HusqwarnaH sono un gruppo lombardo, con alle spalle un album intitolato Front: Toward Enemy uscito nel 2021 ed un live autoprodotto (Live At Bloom) uscito nel 2023. Adesso hanno pubblicato il loro secondo lavoro in studio, intitolato Purification Through Sacrifice.
Come dicevo prima, ci troviamo di fronte ad un signor disco: death metal senza fronzoli sparato ai mille all’ora, che va dritto al sodo, con un suono tipico nord europeo, che usa ed abusa il famosissimo pedale HM-2 (e questo è un complimento, intendiamoci!). Tutte le tracce dell’album sono compatte e coese, non si fermano un minuto e non lasciano prendere fiato. Allo stesso tempo non sono mai canzoni troppo complesse, ed infatti, dopo pochi ascolti, si saranno già incastrate nel cervello. Inoltre, la breve durata (la lunghezza media delle canzoni é infatti di tre minuti e mezzo) rende l’ascolto snello e non annoia mai, facendo venire voglia di premere il tasto play di nuovo, perché non sarà mai abbastanza. Dal punto di vista musicale, la preparazione e la coesione degli HusqwarnaH non ha nulla da invidiare ai nomi pià famosi, con una sessione ritmica perfetta (dove il lavoro di Riccardo Rjillo alla batteria merita una menzione speciale) e anche l’uso sapiente della doppia voce aiuta a rendere il disco ancora più dinamico. L’intro iniziale dal sapore horror di Purification Through Sacrifice ci prepara a quello che sarà un viaggio all’insegna del death metal più puro e violento. L’album mi è piaciuto davvero tanto e trovo veramente difficile scegliere una canzone migliore delle altre perché sono tutte ottime. Tra i pezzi migliori mi sento di segnalare “To Protect And Severe”, che parte alla grande con una slayerata (passatemi il termine!) da pelle d’oca, e la cattivissima “Lawn Mower Massacre”, che asfalta tutto e tutti in meno di due minuti. “Graboids” e “Mass Grave” sono un uno-due allo stomaco, belle aggressive e malefiche, e l’ottimo finale di “Mass Grave”, ci ricorda anche che non si vive di solo blast beat. Sulla successiva “Reincarnation of Sin Pt. II”, troviamo anche un ospite d’onore: Enrico Di Lorenzo dei Hideous Divinity presta la sua voce, facendo un lavoro mostruoso.
Come dicevo all’inizio, di certo non sono l’italiano perfetto così ben descritto da Toto Cutugno, ma dischi come questi mi fanno (quasi) sentire orgoglioso della mia origine e mi fanno ben sperare nella scena metal italiana: bravi ragazzi!
(Time To Kill Records, 2024)
1. Intro
2. To Protect And Severe
3. Wheel Of Torture
4. Lawn Mower Massacre
5. Graboids
6. Mass Grave
7. Reincarnation Of Sin Pt. II
8. Soldier 039
9. Tower Of Suicide
10. The Jackal’s Grin
11. Outro