Dei Tangled Thoughts of Leaving avevamo già parlato su queste pagine valutando positivamente il loro operato. A tre anni da Yield to Despair gli australiani tornano con No Tether, che porta il suono del combo ad un livello ancora superiore.
Le coordinate restano le stesse: brani strumentali dalle forti tinte oscure. L’iniziale “Sublunar” serve per entrare nel mondo di No Tether: synth minacciosi che si intersecano con harsh noise. Con “The Alarmist” la tensione esplode con un riffing nervoso e compatto, brillando per dinamica grazie all’ottimo drumming. Proseguendo l’ascolto la suite “Signal Erosion” gioca sull’ossessività del pianoforte e della sezione ritmica, stratificando chitarre che in maniera magistrale esplodono in un finale liberatorio. Dai toni marcatamente più distesi, “Inner Dissonance” ricorda gli episodi di musica da camera del lavoro precedente. “Binary Collapse” gioca su un tema principale magistralmente eseguito al piano da Ron Pollard che nel crescendo viene accompagnato da una sezione di ottoni che valorizza ulteriormente il passaggio. Il finale prettamente chitarristico che spezza la melodia e la esaspera è da applausi. In chiusura il trademark del gruppo viene estremizzato con oltre dodici minuti di caos controllato: quella che pare di primo acchito free jazz è in realtà precisione di esecuzione e scatti adrenalinici improvvisi.
Padroni dei propri mezzi i ragazzi di Perth plasmano e destrutturano il suono andando oltre i riferimenti di genere. Difficile paragonare la loro musica ad altro in circolazione. Il loro nuovo lavoro suona complesso e melodico allo stesso tempo. Se apprezzate sonorità in bilico tra il post-rock, l’avanguardia e il post-metal, non potrete che amare questo disco. Fatelo vostro.
(Bird’s Robe Records, Dunk! Records, 2018)
1. Sublunar
2. The Alarmist
3. Cavern Ritual
4. Signal Erosion
5. Inner Dissonance
6. Binary Collapse
7. No Tether