I Gunash (gioco di parole fra Ganesh e i termini “gun” e “ash”, entrambi con la stessa fonetica) sono una band di Cuneo attiva oramai da quasi vent’anni e che raggiunge con questo All You Can Hit la soglia del quarto album. Anche in questo disco, dopo la solida collaborazione con Rami Jaffee dei Foo Fighters, ci sono interessanti e nuovi special guest sotto il nome di Derek Sherinian (ex-Dream Theater, tastierista storico di Billy Idol e Alice Cooper fra i suoi numerosi contributi), Nick Olivieri alla voce (ex-Kyuss e Queens of the Stone Age), Marco Allocco al violoncello (Pavarotti & Friends) e Tom Harp Newton all’armonica. Se nel corso degli anni il sound della band era inquadrabile in un mix di grunge ed alternative rock, in questo attuale lavoro si consolidano tali basi ma si cerca di variegare il più possibile la proposta.
Questo album dall’ironico titolo All You Can Hit è forse il più vario e completo dei Gunash e rasenta il confine con un’ipotetica compilation di decenni di musica. Per cominciare c’è l’alternative rock roccioso e possente (la chitarrona di “Revenge” ed il durissimo riffing in “House Of Sand (A Bad Dream)”) dove risplende il lavoro melodico, soprattutto a livello vocale. A fare coppia non poteva mancare il grunge (“Winter Wind”) che fa trasparire una certa ruvidezza. Su queste basi si costruiscono modernità metal strumentali (“Emerald City”), aspre e robuste frustate (“Predators” con i ruggiti di Nick Olivieri) ed una inaspettata complessità prog come la splendida “B.J. Quinn” dalle dinamiche davvero sfiziose, guidate da un guitarwork davvero ispirato. La presenza di Derek Sherinian apre nuovi orizzonti nel sound dei Gunash, modificando il DNA sonoro in maniera però naturale senza forzare troppo l’evoluzione. Si inizia con l’ambient acustico della variopinta “The Sea Is Full Of Dreamscapes / The Kraken”, dove il prog settantiano più celestiale incontra la durezza hard rock ricordando non poco il bravissimo Hubi Meisel (che purtroppo ha abbandonato la musica da molti anni). “Crimson Tentacles” sfonda la porta del futurismo visionario con un lavoro di tastiera parecchio oscuro, mentre “The Graveyard-Keeper” vira verso un mood decisamente tenebroso e drammatico. Questi aspetti rendono la musica dei Gunash più frizzante e riescono sempre a tenere alta l’attenzione senza annoiare riuscendo ad infilarci dentro anche il blues grazie alla meravigliosa armonica contenuta in “No More Promises” grazie al lavoro di Tom Harp Newton.
Onestamente non ci si aspettava un evoluzione così massiccia ed imprevedibile eppure la sensazione di piacere che si prova nell’ascolto ripaga in ogni caso. Ottimo ritorno!
(Go Down Records, 2022)
1. Revenge
2. B.J. Quinn
3. The Sea Is Full Of Dreamscapes / The Kraken
4. Emerald City
5. House Of Sand (A Bad Dream)
6. Winter Wind
7. Crimson Tentacles
8. The Graveyard-Keeper
9. Predators
10. No More Promises