Ainu rappresenta l’ultima primizia che ci regala la Subsound Records. Ancora una volta restiamo affascinati dal loro materiale che costantemente ci arriva in redazione, tutto di qualità veramente altissima. L’album – omonimo – è un concept che muove le sue gesta intorno al mare come elemento chiave, e in particolare guarda a tutte quelle creature – reali o meno – che nel mare trovano forza, rifugio e vita. Il tutto arrangiato in una chiave quanto più cinematografica possibile, per rendere ancor più epico e maestoso il risultato.
Il trio genovese, che pare essersi nutrito davvero di tutte quelle storie misteriose che ruotano intorno al mare davanti a cui sono nati, si avvale in questo loro debutto della collaborazione di Lili Refrain, Francesco Bucci (Ottone Pesante) e Giorgio Nattero (Carcharodon) che, con le loro partecipazioni, aumentano qualitativamente il livello già di per sé alto della proposta, ampliandone le soluzioni sonore. L’album naviga in quel mare in tempesta che solitamente viene definito post-metal, anche se credo che una definizione di questo tipo sia oltremodo riduttiva, non solo dell’album stesso ma in generale dell’approccio della band, che a nostro avviso riesce a spaziare senza cedere troppo alle soluzioni più facili e immediate. Attenzione però, non si tratta di un album ostico, tutto il contrario, le orchestrazioni degli Ainu riescono ad entrarci sottopelle in modo quasi subdolo, mentre forse neanche ce ne rendiamo conto.
Un disco che guarda alla possibilità di connettere, in modo concreto, l’uomo con l’ambiente che lo circonda – in questo caso il mare, come detto – provando a sonorizzare i suoni della natura, rendendoli musica. Una natura che, visti i tempi, non può che urlare tutta la sua rabbia, e farlo attraverso un lavoro come questo può davvero essere la chiave di lettura migliore per portare la sua voce a tutti quanti noi, nessuno escluso.
(Subsound Records, 2024)
1. Il Faro
2. Aiutami a Ricordare
3. D.E.V.S.
4. Khrono
5. Call of The Sea