Quella di Paul Bunyan è una fiaba del folklore nord-americano che ha come protagonista un colossale boscaiolo nato con la barba che gira in lungo e in largo gli Stati Uniti vivendo surreali avventure in compagnia di Babe, il gigantesco bue blu. Tagliando tronchi di sequoie secolari in tutti gli USA Paul sarà di sicuro passato per il Minnesota, stato di residenza di una formazione che proprio dal suo cornuto compagno prende il nome. Direttamente da Minneapolis arrivano infatti, fuori il 2 aprile scorso il nuovo full Holy Vore, i Blue Ox, gruppo di cinque elementi che unisce la pesantezza dello sludge del sud ai migliori beat dell’hardcore, in un bel pacchetto ricco di groove e sporchi riff che sanno molto del bacon grasso e colante che di sicuro a Paul e a Babe il bue piaceva tanto.
La ciccia viene buttata in padella già con la opener “It Doesn’t Work”: fin da subito urla sguaiate fessurano un compatto muro sonoro, eretto da un riffing serrato e dilatato, opera di una produzione sgranata e volutamente imperfetta che ci accompagnerà durante tutto lo srotolarsi di OXHV. Le vibrazioni hc/punk diventano un terremoto già con il brano successivo, “Imploding Lazarus”, che termina con un breakdown da circle pit, e si amplificano con la terza canzone del lotto, “Fly by Blight”, col suo pimpante incedere thrashcore. Una sezione più dedicata alla pesantezza e alla malignità dei suoni si apre a questo punto, portando all’ascoltatore perle nere come la grindeggiante ma monolitica (soprattutto nella seconda parte) “Terrestrial Anxiety”, che fa tornare alla mente i primi Full of Hell, o la spietatissima “Nostrum Bomb”, un classico (a queste latitudini musicali, almeno) inno pagano alla distruzione di tutto ciò che di sporco e peccaminoso corrompe l’umanità.
In giro dal 2005 e con all’attivo un paio di full length che fanno risalire già al lontano 2011 la commistione di hardcore e sludge che caratterizza Holy Vore, i Blue Ox non inventano niente di nuovo con il proprio ultimo lavoro ma propongono quello che sanno fare meglio, e lo fanno in maniera ottima. Riff accattivanti, vocals pungenti e penetranti e quanto di meglio un fan dei Crowbar o di certi Acid Bath (per citarne due famosi) possa aspettarsi da una release onesta e senza pretese come questa. Temi impegnativi come quelli cantati dalle lyrics (Bandcamp parla di “despair and self-sabotage”, e io non avrei saputo dirlo meglio) vengono affiancati da arrangiamenti di pesantezza ed impatto emotivo adeguati ma senza mai trascurare quel sostrato groovy che caratterizza l’intero lavoro, riscontrabile anche solo nella musicalità di certi titoli, rendendo questo album sludge incredibilmente adatto alle cavalcate di Paul e Babe tra le montagne del Nord.
(Autoproduzione, 2021)
1. It Doesn’t Work
2. Imploding Lazarus
3. Fly by Blight
4. Left to the Drift
5. Lesser Gods and the Science of Superstition
6. Terrestrial Anxiety
7. Nostrum Bomb