Il sottoinsieme stilistico che racchiude nella sua area d’interesse il doom metal, e le sfaccettature musicali affine ad esso, è assodato che offra una grande vastità di scelta in termini di contenuti ed interpretazioni, seppur tenuti insieme dallo stesso filo conduttore. Ma se al fruitore di doom metal può piacere o meno un determinato segmento di questo genere, vi è di certo almeno un eccezione alla regola, che si aggiudica un consenso univoco ed inconfutabile. Tale è il caso di quella branca del genere ispirata dalle tematiche dell’esoterismo e dal “Black Sabbath-cult” di cui gli Electric Wizard sono capostipiti e con cui i Witchthroat Seprent condividono l’area di interesse insieme a band di assoluto rilevo come, Windhand, Mephistofeles e Dead Witches per citane alcune. Gli stilemi sono ben precisi: riffing ipnotico ed incessante, suoni monolitici e vocals acide il cui mix senza indugio fa perdere la mente dell’ascoltatore in una dimensione oscura, dominata da un mood seducente ed al contempo maledetto. Questi sono gli elementi presenti e sempre all’apice della qualità proposti in Swallow The Venom dei Witchthroat Serpent, ultimo full length in uscita il 23 novembre 2018 in formato CD, LP e digitale via Svart Records, che riconferma il power-trio francese tra le sue già ricche file, che esibiscono già band di spessore come Acid King, Skepticism ed High Priest of Saturn per citarne alcune. Swallaw The Venom coglie l’eredità del pluriacclamato Sang-Dragon (2016), non solo attingendo dalla ricca eredità di quest’ultimo ma perfino esaltandone le caratteristiche peculiari ed aggiungendone di nuove, bilanciando oculatamente quanto riconfermare del proprio stile e quanto proporre di nuovo.
Le soluzioni ispirate e creative si evincono fin dai primi momenti del disco con “Feu Sacre”, intro che distrugge ogni cliché del genere, costituito da una cantilena pagana tessuta da una suadente voce femminile parlata, accompagnata da percussioni, che nella sua essenzialità evocativa prepara all’ascolto di quanto avverrà da li a poco. Le vocals vere e proprie del disco sono presentate in “Lucifer’s Fire” da Fredrik Bolzann, chitarra e voce della band, esibendo qualità peculiari di una voce avvelenata, cantilenante e spiritata, che sicuramente attinge a piene mani dall’iconico stile di Jus Osborne degli Electric Wizard, ma che non è proposta come mera copia, piuttosto ne segue le orme fedelmente ma con creatività, facendola rivivere in un’interpretazione personale e brillante. La stessa ispirazione è possibile constatarla nel riffing, che presenta le caratteristiche tipiche del doom metal occulto ed intossicante e si fa ascoltare con curiosità ed interesse dall’inizio alla fine del disco. In “Pauper’s Grave” l’elemento che colpisce immediatamente per qualità, sia per linea che per cura del suono, è l’intro del basso di Lo Clav, monolitico e distorto, che ricorda i Weedeater in quanto ad imponenza del tono, assumendo il ruolo di apri pista per dei riff tormentanti, scaraventati in-your-face ed impreziositi da cori, psichedelia e sound fx eterei. Questo brano presenta un carattere disteso ma con delle soluzioni di grande intensità quali riff rituali ed ipnotici, tessuti insieme a vocals che nel ritornello esibiscono le proprie migliori caratteristiche in quanto a potenza ed interpretazione.
E se già da inizio disco Swallow The Venom tiene l’ascoltatore in balia del suo potere, andando avanti viene proposta un escalation di qualità che candida a pieno titolo questo full-length tra gli instant classic del genere e che sicuramente, in questo segmento, bisogna annoverare tra le migliori release del 2018. A conferma di ciò le esemplari “The Might Of The Unfail” e “Scorpent Serpion”, quest’ultima traccia già rilasciata precedentemente al full-lenght ed accompagnata da un’ottimo videoclip b/w ispirato alla filmografia cult tipica del genere.
Seppur delineando nitidamente la propria area di interesse musicale, Swallow The Venom, oltre ad eccellere nelle peculiarità stilistiche del doom metal di stampo occulto, inserisce in maniera brillante sound fx e parti di intensa psichedelia, accompagnate da una chitarra che ora è fuzzata all’estremo, ora clean ed immersa in distese di delay ed enormi spazi riverberati. Sempre di questa sapienza artigianale si contraddistingue “Hunt For The Mountebank”, dove le parti melodiche sono inserite coerentemente al contesto e non strabordano in melodismi fini a se stessi, venendo affiancate da riff punitivi e perseguitanti creando una dualità che mantiene alto il livello d’attenzione in questo brano così come nel resto dell’album. Altro elemento di indiscutibile qualità è la sezione ritmica dominata dalla batteria di Niko Lass, implacabile, incisiva e dritta al punto, senza fronzoli proprio come il genere suggerisce, fornendo una base ritmica solida ma anche degli elementi espressivi da notare tra le righe. “Red Eye Albino”, anche grazie alle sue brillanti soluzioni tonali, fa da slancio per la traccia di chiusura ‘No More Giant Octopussies’, brano più lungo del lavoro (8:32) che chiude grandiosamente il sipario con un esemplare breakdown imperituro e trascinante che conduce all’oscuro outro di noise e sound fx, molto curato che, come nel resto del disco, fa evincere una particolare attenzione posta sotto questo lato della produzione.
La narrazione proposta in Swallow The Venom è occulta e tormentante, esposta tutta d’un fiato, inframezzata da intelligenti elementi di sound fx e psichedelia che supportano i riff imponenti e punitivi, fondamenta solide del disco. A due anni dal rilascio di Sang-Dragon il power-trio doom di Toulouse ha maturato un album impeccabile che farà esaltare chi già si entusiasmò con il precedente lavoro ed introdurrà nel migliore dei modi chi per la prima volta si approccia alla band o al genere, trascinando indifferentemente l’ascoltatore, sia novizio che navigato, in una dimensione oscura e perseguitante che non lascia via di scampo, con un full-length senza compromessi che non ha remore nell’immergersi nel lato più cult del doom metal e nel proporsi come punto di riferimento odierno del genere. Traccia preferita: “No More Giant Octopussies”.
(Svart Records, 2018)
1. Feu Sacré
2. Lucifer’s Fire
3. Pauper’s Grave
4. The Might Of The Unfail
5. Scorpent Serpion
6. Hunt For The Mountebank
7. Red Eyed Albino
8. No More Giant Octopussies