Torniamo a parlare della band di Biella, artefice di quel diamante grezzo, che prende il nome di “Il vuoto perfetto”, di cui potete trovare una recensione sulle nostre pagine . Sabato16 Novembre, gli O suoneranno al Sidro Club di Savignano sul Rubicone in compagnia degli amici Lamantide e dei romagnoli Emrevoid, abbiamo dunque pensato di scambiare nuovamente due chiacchere con questi ragazzi, in previsione del concerto.
Prima di tutto, che ne dite di fare un ripasso, cosa è cambiato dalla pubblicazione dal vostro debut album “Il vuoto perfetto” ad oggi?
Dal “Vuoto Perfetto” ad oggi la grande novità è stata il cambio di batterista, infatti dopo un sacco di anni T (il nostro ex batterista) ha scelto di andare a vivere in Belgio e, per tanto, non si poteva più continuare con lui. Abbiamo immediatamente messo annunci in giro e siamo stati contattati da una decina di batteristi: ci siamo fermati qualche mese per capire chi poteva fare davvero al caso nostro e chi potesse entrare in pianta stabile negli O. Abbiamo trovato in G la persona ideale.
Ad oggi possiamo davvero trovarci soddisfatti di come sono andate le cose, tant’è che ora stiamo lavorando sodo a nuovi pezzi che vedranno la luce nel 2014. Inoltre, questo piccolo ma importante “cambio di formazione” ha decisamente influito sul songwriting dei nuovi pezzi quanto sulla struttura delle vecchie canzoni, che in sede live hanno avuto qualche arrangiamento da parte di G, che ha in parte adattato i pezzi al suo modo di suonare.
Gli O hanno profonde radici in un vecchio progetto grindcore, i Deprogrammazione, come è nato e come si sta evolvendo questo mutamento?
Dopo una divisione drastica fra noi ed il cantante dei Deprogrammazione abbiamo deciso di continuare con un nuovo nome ed un nuovo cantante. Le cose sono cambiate davvero molto e, a dire il vero, non amiamo ricordare i tempi dei Deprogrammazione nonostante fossero una band che aveva osato mischiare black metal e grindcore in tempi non sospetti ed avesse suonato molto in giro (p.e. il tour Europeo con i Viscera///).
Ora come ora, il grindcore – che fu la base principale del nostro vecchio gruppo – ci interessa sempre meno. È un genere che negli ultimi anni, più di altri, ha subìto una decisa sterzata creativa. Infatti, con gli O – e, in particolare, sui pezzi che stiamo realizzando ultimamente – abbiamo intrapreso in maniera più decisa la via (anzi, la deriva) del post hardcore / black metal, semplificando arrangiamenti e riff, e puntando di più sull’atmosfera e sull’impatto emotivo.
La prima cosa che colpisce de “Il vuoto perfetto” è l’affascinante artwork, chi se ne è occupato e come è nata l’idea di utilizzare un titolo ed una foto del genere?
L’artwork è stato curato da M (basso) e dalla nostra amica Clémentine. Ci era capitata per caso fra le mani una lastra fotografica trovata in un mercatino francese, e, appena l’abbiamo vista, ci siamo detti che quella macchia centrale poteva essere la perfetta traduzione grafica di quello che doveva essere “il vuoto perfetto” che volevamo intendere con il titolo. Siamo così entrati in camera oscura ed abbiamo cominciato a sviluppare la lastra, indagando e, al contempo, rimanendo sorpresi da quanto erano affascinanti quei solchi provocati dal tempo che impietoso ha inghiottito l’immagine. All’interno del booklet de “il vuoto perfetto” abbiamo così scelto di ingrandire questi segni, per dargli maggiore enfasi e importanza. Tutte le grafiche del disco sono, infatti, costituite esclusivamente da dettagli della copertina, senza l’uso di software, ma tramite l’utilizzo di dispositivi analogici.
Quanto peso hanno i testi per un gruppo come il vostro e quali sono le tematiche principali?
I testi sono una componente fondamentale e non vengono mai trascurati – per quanto, a prima vista, possano sembrare crudi – vogliamo che trasmettano disperata sincerità.
I testi de “il vuoto perfetto” sono tutti scritti da S, il nostro cantante, che ha cercato di unirli attraverso il filo rosso della disperazione esistenziale. Ogni brano è un passo verso l’utopico annullamento del sé, verso quello che è il “vuoto perfetto”. La nostra è una presa di coscienza dell’imperfezione umana che può trovare la sola pace nel bianco accecante del nulla.
Abbiamo deciso di comporre i testi in italiano perché, in questo modo, potevano risultare più diretti. Testimoniano, infatti, una forte urgenza espressiva che è riprova dell’importanza che vogliamo dare al messaggio lirico della nostra musica.
La Grindpromotion è ormai una realtà molto valida e conosciuta nell’underground. Come è nata la collaborazione con Matteo Guerra?
Con Matteo ci conosciamo da tanti anni e siamo sempre stati in ottimi rapporti perciò è quasi stato un passaggio naturale uscire per Grindpromotion. Possiamo tranquillamente dire che ammiriamo il lavoro di Matteo perché prende seriamente quello che fa, investendo nelle band e promuovendole come si deve. È una passione che viene affrontata con grande serietà, e in questo ci sentiamo molto vicini allo spirito che anima l’etichetta.
Alcuni nostri cari amici fanno parte di band sotto Grindpromotion. Tra gli altri, vogliamo ricordare i Lamantide e i Jesus Ain’t in Poland, band validissime con cui abbiamo avuto il piacere di condividere più di una volta il palco.
Recentemente avete suonato anche in Francia e Svizzera, come ha reagito il pubblico estero?
Suonare all’estero per una band come la nostra è fondamentale e devo dire che il riscontro è stato ottimo! In futuro cercheremo di concentrarci sempre più sul suonare fuori dall’ Italia, perché si è rivelata un’esperienza fondamentale, che ti permette di crescere notevolmente come band.
Tornando invece in Italia, come pensate che stiano andando le cose per la vostra band e per il tipo di musica che suonate? Ci sono gruppi emergenti che seguite e apprezzate?
Facendo un discorso in generale c’è da dire che la situazione Italiana non è affatto rosea infatti i posti dove proporsi scarseggiano sempre di più e smuovere la gente per concerti che non siano dei soliti gruppi spompi anni 80/90 o cover band è sempre un impresa. Senza contare poi che spesso capita di avere a che fare con dei “promoter” che definire improvvisati è un eufemismo. Per quanto riguarda noi come band al momento sentiamo l’urgenza di suonare molto live e di fare uscire un nuovo lavoro nel 2014. Di band valide ce ne sono molte anche in Italia basta farsi un giro ad i festival (più o meno defunti) come il NOFest, SoloMacello e Anti MTV Day per rendersene conto oppure dare un occhio a blog e siti come ad esempio The New Noise e Neuroprison.
Cosa ci si deve aspettare da un concerto degli O e quanto è importante per voi la dimensione live?
Per noi suonare live è fondamentale perchè è come un rito liberatorio che ci permette finalmente di buttare fuori l’essenza dei nostri pezzi. Da un live degli O ci si deve aspettare poca luce!
Grazie mille per il vostro tempo, aggiungete altro a vostra discrezione.
Grazie mille a te ed ai ragazzi di GOTR, a presto!