Sono già passati tre anni dal precedente lavoro a nome Plateau Sigma; tre anni in cui la curiosità per quello che sarebbe stato il secondo full-length era particolarmente alta, così come anche le aspettative su di esso. Lo stile dei Nostri già denotava un gusto particolare nella composizione e nelle melodie, quasi a voler essere un eclettico trait d’union tra la morbosità degli Evoken e qualche deriva psichedelica ed atmosferica. Con questo nuovo Rituals il discorso viene amplificato. Amplificato ed espanso a nuovi orizzonti, che se sul precedente The True Shape Of Eskatos potevano essere intuiti e leggermente percepiti durante l’ascolto, in questo secondo album vengono ampiamente svelati. È così che il doom dei liguri viene sempre più contaminato da elementi esterni che possono essere riassunti brevemente in post rock, psichedelia e note progressive.
A chi già starà rabbrividendo possiamo assicurare che non si tratta dell’ennesimo sconvolgimento radicale che interessa l’economia sonora di una band, ma di un’evoluzione naturale che sarà facile aspettarsi anche nei prossimi lavori. Incapaci dunque di rimanere ancorati ad una dimensione troppo riduttiva, i Plateau Sigma con “Palladion” mostrano tutta l’abilità di legare passato e futuro di un evoluzione che lega efficacemente richiami funeral ad aperture post e stacchi melodici da rock atmosferico (che ricordano un po’ gli Anathema) degni di nota. “The Bridge And The Abyss” risulta il brano più classico e statico dei nostri, arricchito solo da un arpeggio sconsolato in mezzo alla pesantezza pachidermica generalizzata, growl incluso. Il tuffo nel passato è presto spezzato dal coro latino della successiva “Cvltrvm”, brano che come la seconda traccia fa tesoro della sorprendente abilità dei liguri di legare un genere come il funeral (pesante, incisivo ed ammorbante) a cori eterei ed assoli che molto devono alla scuola gothic dei ’90 (qualcuno direbbe che da lì non se ne esce mai), riuscendo così a creare originalità grazie ad un collage inaspettato e di sorprendente efficacia.
Le ultime due “Rituals” (ogni canzone dovrebbe infatti richiamare un rituale ad una divinità del pantheon romano) affinano il concetto, dividendosi il premio di brano più violento e dinamico del lotto nella prima parte (qui troviamo qualche spunto sottratto dagli Opeth), e di brano più atmosferico e smaccatamente psichedelico nella seconda parte. In base a quanto detto non è facile esprimere giudizi, specialmente considerando che pare di avere a che fare con una band che rispetto al passato ha decisamente cambiato mentalità. Preferiamo premiare chi ha il coraggio di spingersi oltre e di apportare coraggiose modifiche alla propria arte, specialmente se il risultato raggiunge vette simili. Al prossimo giro ci aspetteremo ancora di più.
(Avantgarde Music, 2016)
1. The Nymphs
2. Palladion
3. The Bridge And The Abyss
4. Cvltrvm
5. Rituals pt.1
6. Rituals pt.2