Ci troviamo a fare quattro chiacchiere con Rubens Bertini, voce solista degli Hungry Like Rakovitz. A fine maggio è uscito Nevermind The Light, ultimo capitolo di questa interessante band bergamasca, e noi di Grind On The Road non potevamo esimerci da intervistare un pezzo così importante dell’underground nostrano.
Salve Rubens, puoi farci una presentazione degli Hungry like Rakovitz per quei pazzi che magari ancora non vi conoscono?
Ciao a tutti, gli Hungry Like Rakovitz nascono in una delle valli bergamasche nel 2004, ma solamente nel 2008, dopo un demo e diversi cambi di line-up, la formazione diventa veramente attiva e stabile con Enrico (chitarra, fondatore della band), Simone (basso), Tiziano (batteria) e io (voce). Nel 2009 esce il primo disco “HolymosH”, seguito nel 2011 dallo split 7” con i biellesi O e nel 2013 dal secondo disco “The Cross Is Not Enough”. Riccardo prende il posto di Simone al basso e nel 2016 esce il nostro terzo disco “Nevermind The Light”, anticipato dall’EP “The Inevitable Return To Darkness”. In questi anni abbiamo fatto molti concerti, non solo in Italia, e abbiamo avuto il piacere di condividere il palco con gruppi internazionali, molti dei quali hanno avuto una forte influenza nel nostro sound sin dagli inizi, band come EyeHateGod, Integrity e Godflesh.
Quali sono le anime che compongono gli HLR e le loro influenze?
Siamo quattro anime dannate, ossessionati da certe sonorità, ognuno con i propri gusti e le proprie influenze, spesso anche molto diversi tra loro anche se ovviamente ci sono dei punti in comune. Da questo incontro/scontro nascono i nostri pezzi, che cercano di mescolare tutto ciò che c’è di estremo in ambito musicale, senza ingabbiarci in un genere preciso.
Nevermind the Light per me è il vostro disco più bello e maturo, ha un suono potentissimo e i pezzi sono veramente ben fatti. Immagino che sia tu che gli altri siate soddisfattissimi del risultato, ma ora che sono passati un po’ di mesi dall’uscita c’è qualcosa che avresti voluto cambiare, magari dal punto di visto compositivo e/o nella produzione stessa del disco?
Siamo molto soddisfatti di “Nevermind The Light” sia a livello compositivo che di produzione. È normale che con il passare del tempo a volte riascoltando l’album si vorrebbe cambiare qualche “virgola” a livello di arrangiamento, per esempio, ma sono solo piccolissimi dettagli a cui comunque non pensiamo più di tanto. Stiamo già componendo nuovo materiale, alcuni pezzi sono praticamente finiti, altri sono in cantiere, ed è questo su cui ci stiamo focalizzando ora.
Vi siete affidati a Edward Kinsella III, un illustratore poliedrico ma non famoso per lavori in ambito metal e punk. Perché avete fatto questa scelta? Puoi parlami dell’aspetto grafico di Nevermind the Light?
Edward Kinsella III lavora soprattutto come illustratore per testate quali Rolling Stones e Times e spesso ritrae personaggi legati all’ambito musicale, anche metal (Black Sabbath, Marylin Manson, David Bowie, ecc…). Abbiamo trovato quasi per caso questo suo dipinto, “Okami”, e lo abbiamo contattato per avere i diritti di utilizzo per la copertina del disco e lui è stato ben felice di concedercelo, visto che apprezza quello che stiamo facendo. A noi piace moltissimo il suo stile e questo dipinto in particolare rispecchia alcuni temi e atmosfere del nostro disco.
La traduzione letterale del titolo del disco è “Non importa la luce”. Ci puoi parlare degli argomenti che affrontate o se ti è più congeniale puoi spiegarci in breve il tema di ogni pezzo?
Si, grossomodo significa “Non importa la luce/lascia perdere la luce”, pensiamo sia un titolo che riesce a riassumere bene il mood dell’album, sia a livello musicale che “concettuale”. I testi sono scritti per lo più da noi quattro insieme, a volte parlano di un argomento, altre volte affrontiamo temi diversi nello stesso testo, facendoli convivere o dandogli diverse chiavi di lettura, lasciando tutto molto aperto, in modo che il fruitore si faccia una sua idea su quello che sta ascoltando, dando la propria lettura al pezzo. È per questo che non ci piace molto parlare nello specifico dei vari testi, quello che vogliamo dire lo trovate li, il resto sta all’interpretazione personale. Certo ogni cosa che scriviamo per noi ha un significato ben preciso ma a volte siamo più diretti, altre volte più criptici.
Come nasce una canzone degli HLR?
Ogni canzone nasce spesso a casa, tramite uno o più riff di chitarra o da una ritmica e poi viene sviluppato in sala prove con l’apporto di tutti. Certi pezzi escono più velocemente, magari arrivano in sala prove già quasi completi, altri hanno bisogno di più tempo per suonare alla perfezione e per essere sviluppati al meglio, ma in ogni caso viene tutto in modo molto naturale e fluido. Cerchiamo di non ripeterci mai e di non limitarci, con l’intento di creare qualcosa che sia solamente nostro, che abbia una forte personalità e coerenza.
Se potessi scegliere, con che band/artista saresti più felice di rilasciare uno split insieme agli HLR?
Ci sono talmente tanti gruppi con i quali vorremmo condividere uno split che la risposta non è facile. Però se potessimo scegliere noi per una ragione “sentimentale” direi probabilmente gli Integrity, perché hanno avuto una forte influenza su di noi sin dagli inizi e continuano a sfornare ottimi lavori, ci abbiamo anche suonato insieme qualche anno fa ed è stata un’esperienza indimenticabile, Dwid è un tipo alla mano, pur essendo in giro da molti anni sono persone veramente umili e disponibili. Si, uno split con loro sarebbe un onore. E sarebbe sicuramente devastante!
Siete in giro praticamente dal 2008, in questi anni come avete vissuto la scena italiana, come la vedete e la trovate?
In tutti questi anni ho visto nascere e crescere e purtroppo spesso anche morire moltissimi gruppi e situazioni in tutta Italia. Credo che la situazione della nostra penisola sia fatta di alti e bassi, sicuramente quello che non manca è la qualità dei gruppi e la voglia di fare. Spesso purtroppo non sempre è facile emergere e il pubblico non è sempre recettivo, ma noi come moltissimi altri gruppi continuiamo per la nostra strada, incuranti delle mode passeggere, spinti dalla passione. Fanculo i trend del momento e chi si limita a riprodurre pedissequamente sonorità che appartengono già ad altre band.
Ho potuto assistere a due vostri live e devo dire che avete sempre fatto un ottimo lavoro sul palco. Quali saranno i prossimi appuntamenti per vedervi dal vivo?
Vista la nostra spiccata componente hardcore, la dimensione live è quella che più ci appartiene e dove riusciamo ad esprimerci al meglio. Quindi siamo sempre alla ricerca di nuove date e nuovi posti dove condividere la nostra musica con altre persone. Abbiamo già qualche data programmata per il nuovo anno, dobbiamo ancora annunciarle ufficialmente, la prima sarà a gennaio a Bergamo con i Morkobot, per le altre date seguite la nostra pagina facebook per rimanere aggiornati.
Rubens qui ci salutiamo, chiudi come vuoi e grazie della chiacchierata.
Grazie a te e alla redazione di Grind On The Road per il costante supporto a noi e alla musica underground.
Stay hungry, Stay dissident!