Fin dall’inizio di “Blue Lotus” (brano davvero enorme) e della successiva “Taelus” capiamo subito che cosa abbiamo messo nel nostro lettore: un malsano album fatto di doom/sludge/noise con atmosfere inquietanti che spengono qualsiasi forma di luce.
La voce inquietante e urlante della predicatrice Paulina Richards è sempre in bilico tra la schizofrenia di Kerstin Haigh dei Senser e la paranoia; i brani, ricchi di atmosfere soffocanti, stridenti e allucinanti, aggiungono un personale tocco al lavoro, rendendolo dilatato e stordente. Alcuni riff angolari, discordanti e abrasivi (“Hall Of Mirrors” e “Easter Water”), di scuola Neurosis, tirano giù case e cadono dal cielo come pietre sulla testa. Echi lontani di noise rock e forti richiami avantgarde trasmettono infelicità, associandosi a testi ispirati all’umanità e alle sue più vergognose e orribili malattie mentali. La band canadese con questo secondo lavoro si mostra nera, angosciante e alienante, tre armi fatali che utilizza con maestria per destabilizzare l’ascoltatore, che, in questo caso, non può fare altro che subire.
Transfiguration degli Show of Bedlam è un album di grande personalità, che si annida nella mente come una blatta, ed è un vero peccato che duri così poco (poco più di una quarantina di minuti), altrimenti avremmo potuto parlare di una delle cose meglio riuscite della band e di tutto il 2017 in questo ambito.
(PRC Music Records, Sentient Ruin, Dawnbreed Records, Desordre Ordonee, 2017)
1.Black Lotus
2.Taelus
3.Transfiguration
4.Hall of Mirrors
5.Lamentations
6.Easter Water
7.L’appel du vide