Dodici ore fra i cannibali – un inviato “molto speciale” incontra gli Antropofagus.
In occasione dell’entrata in studio (i Melazeta di Genova) da parte dei brutal deathsters Antropofagus, per dare vita all’annunciato Architecture of Lust, sotto l’attivissima etichetta statunitense Comatose Records, Grind On The Road è riuscito a spiare il positivo e propositivo clima da lavori in corso in quel della costa ligure, mandando un insolito “inviato” (o forse un infiltrato?) sul campo di battaglia: Mariano ‘Marius’ Somà, frontman dei cuneesi Septycal Gorge, realtà piuttosto affermata dell’underground brutal death metal della nostra Penisola e non solo. Il nostro, con il pretesto di registrare alcune guest vocals su un pezzo che sarà presente nella tracklist del nuovo cd, ha passato un po’ di tempo nello studio (e non solo) in compagnia del fonico Fabio, del nuovo cantante della band, Tya, del nuovo bassista, Mike, e del leggendario chitarrista e founder member Francesco ‘Meatgrinder’ Montesanti.
In particolare, Marius c’ha offerto una sorta di “diario di bordo”, fra la notte di venerdì 25 e la giornata di sabato 26 novembre, dodici ore fondamentali, in cui, per il combo genovese e non solo, sono accaduti non pochi fatti decisivi per il destino del nuovo album.
Ovviamente, chi non sapesse chi sono gli Antropofagus, né quale sia stato il loro contributo alla crescita ed allo sviluppo del metal più estremo nella nostra Nazione, verso la fine degli anni Novanta, è pregato d’andare dietro la lavagna con le ginocchia nude sui gusci delle noci, cantando a squarciagola Poker Face.
Glauko
26/11/11, Rozzano (MI) – parcheggio nel retro dello “Spazio Aurora”, h. 1,45 circa. “Ehi, Mariano, allora si parte?”, il raggiante sorriso di Meatgrinder che m’invita a salire in auto con lui per raggiungere Genova è quanto di più solare vedrò per diverse ore nella fredda e nebbiosa notte meneghina. S’è appena conclusa – brillantemente – la Gore Night organizzata dal progetto Nations of Metal (Rock Hard Italia): la serata è andata piuttosto bene, all’incirca centottanta paganti (naturalmente su Facebook ce n’erano segnati svariati miliardi in più, ma si sa come funzionano queste cose…) per una serata dedita, in maniera oltranzista, al brutal death metal ed all’estremo. Coi Septycal, a onor del vero, malgrado certi suoni on stage non troppo perfetti, è andata bene e ci siamo divertiti un sacco e, personalmente, sono stato veramente colpito dalla partecipazione del pubblico (per cui, se per caso qualcuno degli astanti leggesse questo articolo… grazie di cuore!); gli Antro hanno affrontato con entusiasmo e dignità uno dei momenti più difficili da quando, dopo quasi dieci anni, sono ritornati sulle scene, ovvero l’ultimo concerto col loro batterista Max, tra l’altro, anche ex-drummer dei genovesi Nerve. “E’ stato un concerto tutto cuore!”, esordisce Francesco guidando ai 40 km/h nella nebbia spessissima della cintura milanese, “Max non provava da mesi con noi per ragioni lavorative, ma non ci siamo voluti tirare indietro, per mantenere fede alla parola data”. Ciononostante, i quattro genovesi, malgrado, anche nel loro caso, dei suoni non proprio buonissimi, on stage sanno (e l’hanno fatto anche questa volta) ancora emozionare, soprattutto quando tirano fuori le vecchie perle tratte da No Waste of Flesh; non che i pezzi nuovi in scaletta siano brutti o inferiori, semplicemente, al momento, richiedono ancora un maggiore ascolto per farli propri e goderseli successivamente live. Ed è proprio per questo che, dopo un’ultima ora passata a caricare strumentazione, zaini, merch e quant’altro in quel di Rozzano, fatti gli ultimi saluti ai miei soci septyci, alla crew di Blasphemer, Putridity e Modus Delicti, mi sto muovendo verso Genova nel cuore della notte, malgrado la schiena ed il collo incriccati (fare headbanging cinque anni fa era più facile), cosciente d’affrontare un viaggio che sarà zavorrato nelle tempistiche dalla nebbia lombarda, ma con l’entusiasmo di un fan degli Antropofagus che ha l’insperata fortuna di cantare un pezzo con loro in occasione del nuovo album!!
26/11/11, Genova, casa di Mike, h. 4,20 – Salutato Francesco e fissato un appuntamento in studio per il mattino dopo (in verità si tratterebbe di poche ore dopo questi fatti appena enunciati…), entro in casa di Mike, il giovanissimo nuovo bassista degli Antropofagus: m’accoglie già in pigiama ma con un sorriso molto ospitale. Vista la stanchezza e il peso del viaggio, entrambi, con la verve di due zombies, ci precipitiamo senza indugi nei rispettivi letti. Tra l’altro, un grazie immenso alla famiglia Lorefice (i genitori di Mike) per lo splendido letto che m’hanno preparato, nonché per il trattamento stupendo riservatomi al risveglio, fra caffè, biscotti, focaccia genovese e piccoli vizi tipici da mamma e papà che, anche a ventinove anni suonati, fanno un immenso piacere!
26/11/11, Genova, per strada, in direzione Bolzaneto, h. 12,15 – Le ore di sonno volano in un attimo e, tutto sommato, complice anche la squisita atmosfera familiare di Casa Lorefice, riesco a recuperare abbastanza le forze; quella stessa Genova fin a qualche tempo fa devastata dall’alluvione, stamane è baciata dal sole e pullulante di vita ed operosità, così, insieme a Mike, prendo un bus diretto alla zona di Bolzaneto, in cui hanno sede gli studi Melazeta di Fabio Palombi, frontman dei Nerve, ma anche eccellente sound engineer. Durante il viaggio, Mike mi confida il suo “terrore” nell’affrontare i pezzi nuovi da registrare, paura, comunque, compensata da un grande lavoro d’esercizio personale e dall’entusiasmo di chi, a soli ventun’anni, ha coscienza di suonare in una brutal band del peso degli Antropofagus: “Mi sto esercitando tre-quattro ore al giorno; i pezzi sono difficili e sarò l’ultimo a registrare, ma t’assicuro che tirerò fuori un suono che sarà una bomba e il disco spaccherà di brutto! Non è la prima volta che registro ai Melazeta, l’ho già fatto con l’altra mia band, gli Asylum, e mi son sempre trovato molto bene: vedrai, Fabio è un grande!” Le sue parole incoraggiano anche me, dal momento che, avvicinandosi l’ora fatidica, inizio ad avere una certa emozione commista al timore riverenziale di chi deve fare le guest vocals per una delle band preferite della sua “giovinezza”…
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26/11/11, Genova-Bolzaneto, Studio Melazeta, h. 12,45 – Entrato in studio con Mike, trovo Francesco insieme a Fabio Palombi: il chitarrista degli Antro è un fiume in piena, carico d’entusiasmo e curiosità, pronto a vedere cosa uscirà fuori dalle prossime ore di recording sessions; Fabio prende subito posto alla sua postazione davanti al computer e, in assoluta anteprima, mi fa sentire alcuni brani, al momento inediti, di Architecture of Lust. Rizzo le orecchie con curiosità e vengo immediatamente investito dalle devastanti sonorità degli Antropofagus-versione 2011: alle pelli, vista la defezione di Max, il lavoro è stato svolto da Davide ‘Brutal Dave’ Billia, il mio batterista, nonché dei Putridity. Mi colpisce molto il suono da lui adottato, così differente da quelli scelti per i suoi precedenti lavori, nonché diverso da quanto sono solitamente abituato a sentire da lui: il suo drumming è sempre eccellente, segue con gusto e precisione ogni riff ed ha suoni estremamente naturali, ma ben definiti e calibrati nel contesto, un’ipotetica via di mezzo fra le ultime cose dei Decapitated ed i suoni di batteria di Pierced from Within dei Suffocation. La resa generale, con chitarra e voce, è eccellente: ogni canzone ha un’identità precisa e, soprattutto, ho la certezza che l’album nuovo non sarà un No Waste of Flesh-part II; la mano, il gusto per l’arrangiamento, le idee e lo stile di Meatgrinder sono obbiettivamente un trademark riconoscibile, ma il nostro ha avuto l’intelligenza e l’accortezza di far evolvere il suono degli Antropofagus, rendendolo competitivo con tutte le uscite contemporanee, italiane e non. L’impressione generale, col suono grezzo, senza ancora mixaggi e pulizie di varia natura, è quella di sentire la produzione di Anatomize degli Incinerate; le canzoni riecheggiano, naturalmente, non solo qualcosa dei vecchi Antro, ma anche l’attitudine dei Suffocation, nonché i primissimi Severed Savior e qualcosa dei Decrepit Birth degli esordi, complice anche la voce del nuovo cantante Tya, a mio parere, piuttosto vicina alle timbriche di Dusty Boisjolie e di Bill Robinson. Nel complesso, c’è poco da dire: Architecture of Lust sarà un ritorno coi fiocchi e coi contro-fiocchi e, non lo dico con retorica, spaccherà alla grande!
26/11/11, Genova-Bolzaneto, studio Melazeta: inizio recording sessions per le vocals, h. 13,30 – Arrivato da quel di Milano il cantante Tya, è tempo di mettersi al lavoro: il frontman di Rozzano mi spiega che la canzone sui cui farò le mie guests sarà “Demise of the Carnal Principle”, pezzo che, ad un primo e veloce ascolto, mi pare abbia un feeling più à la Suffocation rispetto agli altri – il che è un ottimo stimolo per il sottoscritto! Sia Tya, sia il fonico Fabio si dimostrano gentilissimi ed estremamente efficienti: in un attimo, infatti, sia le voci del cantante degli Antro, sia le mie, vengono registrate al meglio. Cantare su un pezzo sconosciuto non è mai troppo semplice, ma, grazie all’amichevole e collaborativa atmosfera che, in un attimo, s’è creata in studio (complice anche il tifo da stadio di Meatgrinder appena mi metto di fronte al microfono dello studio!), ognuno riesce a fare il proprio lavoro al meglio: la resa generale è buona; si sente decisamente la differenza di voce fra Tya e me e gli inserti che faccio (non, dunque, semplici backing vocals), a mio parere e non solo, danno decisamente particolarità al pezzo. Personalmente, l’emozione è stellare: ho appena cantato sul disco di una delle mie band preferite e lì, di fronte a me, loro sono i primi a sorridermi, abbracciarmi, sommergermi di sinceri ed affettuosi complimenti… Un caffè e qualche sfizioso dolce genovese in un caratteristico bar-pasticceria del circondario sono letteralmente la ciliegina sulla torta al lavoro svolto.
26/11/11, Genova, in autostrada, h. 17.00 – Salutata la crew antropofaga, è tempo di ritornare a casa. Purtroppo Trenitalia mi fa una bruttissima sorpresa, indicendo uno sciopero di ventiquattro ore. Con mio immenso stupore e piacere, Tya, il quale deve ritornare a Milano, spontaneamente decide di deviare in provincia di Cuneo per portarmi vicino a casa: la sua offerta mi colpisce un sacco, considerando la sensibile variazione che dovrà fare; concordo con lui di coprire le spese di viaggio fino alla mia destinazione e il ritorno verso la terra natia ha inizio. Durante il viaggio, oltre a ringraziarlo ogni nanosecondo per quanto sta facendo, cogliamo l’occasione per chiacchierare un po’ di questioni “death-metalluse” (e non solo!): “I dischi che mi accomunano con Francesco”, mi racconta mentre ci lanciamo nei meandri della A 6, “sono Conquering the Throne degli Hate Eternal, Covenant dei Morbid Angel e … And Time Begins dei Decrepit Birth. Sono certo che Architecture of Lust rispecchierà bene quest’anima e queste influenze; ogni canzone che scriviamo deve assolutamente avere una sua precisa identità ed è quanto ci preponiamo per eventuali dischi futuri: non vogliamo mai ripeterci, ma essere sempre noi stessi in maniera diversa!”
Il resto del viaggio è, malgrado la stanchezza, svago, serenità, soste per mangiare come maiali inferociti in autogrill e, come si suol dire, sano cazzeggio: personalmente, mi sento estremamente soddisfatto di questa esperienza, nonché infinitamente grato agli Antro e per l’esperienza fatta, e per quanto attinto da loro individualmente – davvero persone splendide, oneste, spontanee, sincere amanti della musica a cui sono dedite –; non posso che augurare loro il meglio per quello che sarà il loro futuro, così strettamente coeso a Architecture of Lust (pronto su Comatose Records dai primi mesi del 2012).
Mariano Somà