Avanza il percorso degli Ufomammut tra i pesi massimi della musica pesante italiana: con questo ottavo album ci proiettano dentro al loro mondo di suoni stordenti, ambienti sacri e atmosfere fluttuanti. L’impostazione sonora del trio è pesante e astrale, complici quei riff enormi portati all’esasperazione e il fatto di avere un basso che sembra più un mezzo agricolo, e una batteria devastante impostata alla vecchia maniera: sgabelli bassi, gomiti alti.
Gli otto pezzi che costituiscono l’ album, intitolato 8, suonano potentissimi e troviamo difficile rimanere in piedi di fronte a episodi come “Warsheep”, “Zodiac” , “Fatum” e “Prismaze”, come troviamo difficile non cadere dentro ai vortici neri e avvolgenti creati dall’uso supremo dei synth e dalla voce, che qui appare lontana e richiamante. Da evidenziare il pezzo in chiusura “Psyrcle” un viaggio mediorientale che funge da trasposizione dei miraggi in musica. Oltre a tutto questo, le tracce, prodotte e registrate perfettamente, sono sistemate in maniera continua e con un legame tra loro, in modo che i quarantotto minuti dell’album siano estenuanti e fatali.
Rimaniamo imperterriti e pietrificati di fronte alla pachidermica deflagrazione sonora che il trio trasmette in musica addosso ad ognuno e sopra ad ogni cosa, oltre che dentro alla testa dell’ascoltatore. 8 è un lavoro a cui la definizione doom/sludge non rende giustizia e per cui appare riduttiva. Fate attenzione: qui dentro una volta entrati non se ne esce più, e gli effetti sono proprio quelli del più comune significato simbolico del numero “8”: infiniti.
(Neurot Recordings 2017)
1.Babel
2.Warsheep
3.Zodiac
4.Fatum
5.Prismaze
6.Core
7.Womdemonium
8.Psyrcle
9