Il Dead Woman’s Ditch (letteralmente fosso della donna morta) è un earthwork – ovvero, una manipolazione della morfologia del paesaggio di origine antropica – localizzato nelle campagne del Somerset, nell’Inghilterra sud-occidentale. È da questo monumento archeologico che i Dead Woman’s Ditch traggono il proprio moniker, a testimoniare il loro legame con la storia locale. Il quartetto si è infatti formato proprio per l’interesse verso il «ricco ed oscuro» folklore locale, come si legge sulla pagina Bandcamp; e lo stesso titolo di questo disco d’esordio riprende l’antica dizione del nome della regione (il caro vecchio Lucifero, quindi, stavolta non c’entra nulla).
Seo Mere Saetan è un buonissimo disco che mescola doom, sludge e black metal, con ampia preponderanza dei primi due generi. La band, guidata dal cantante-chitarrista Glenn Charman (già turnista degli Electric Wizard, che sono non a caso una delle influenze primarie), predilige sezioni ritmiche quadrate su cui le chitarre costruiscono partiture più fitte, appunto nei dintorni del black (“The Ugly Truths”). Timbrica e metriche del vocalist ricordano anche gli americani Black Pyramid, altro importante nome dello doom, specie nelle parti pulite (“Mr. Kipper”). Il disco si chiude con la lunga “Crusade”, che incede come un carrarmato ma concede spazio ad alcuni campionamenti-sermoni sulla “presenza terrena” del demonio, tra i quali un discorso del predicatore Jim Jones (in parte già usato anche dai nostrani Viscera/// nel loro ultimo disco) e un’omelia dell’attuale pontefice.
Congratulazioni alla band inglese per questo esordio davvero molto promettente, così come all’etichetta Third-I-Rex – inglese, ma a guida italiana – per aver portato alla ribalta dell’underground il nome dei Dead Woman’s Ditch. La band, pur non avendo inventato nulla di nuovo, dimostra qui una spiccata personalità che lascia presagire ottime cose per il futuro.
(Third-I-Rex, 2017)
1. The Ugly Truths
2. Failed to Rot
3. We Are Forgiven
4. Break the Mind
5. Mr. Kipper
6. Crusade