La parabola degli Yawning Man è iniziata nei tardi anni ’80 nel deserto di Palm Springs in California, e sarà in seguito destinata ad essere la scintilla e l’ispirazione di un’ondata di musica che porterà allo scoperto la primigenia scena dello stoner/desert rock. Ascoltando The Revolt Against Tired Noises le sensazioni – letteralmente – a caldo sono appunto quelle dei miraggi desertici e degli sconfinati paesaggi sonori di cui Yawning Man sono maestri e che ri-consacrano come loro marchio di fabbrica, ponendo quest’ultimo full-length a pieno titolo tra le pietre miliari del genere di riferimento.
L’uscita di questa ultima creazione della band è prevista per il 6 luglio 2018 a cura di Heavy Psych Sounds Records, etichetta indipendente italiana di riferimento che vanta tra le sue schiere nomi di assoluto prestigio come i nostri Black Rainbows e Fvzz Populi, nonché Brant Bjork, Nick Oliveri, Avon, Nebula e Fatso Jetson per citarne alcuni. Registrato al Gatos Trail Studios a Joshua Tree, l’album gode di una produzione di livello altissimo, riconfermando questa torrida cittadina californiana un punto nevralgico per la scena stoner/desert della West Coast e non solo. Dietro al banco del mix vi è l’ingegnere, nonché amico e storico collaboratore della band, Mathias Schneeberger (Earth, SUNN O))), The Obsessed ecc.). Un tour europeo, canadese, nord e sud americano è previsto in supporto all’uscita dell’album.
Il viaggio propostoci in questo lavoro inizia con “Black Kite”, brano a cui appartengono appieno tutte le caratteristiche a cui la band ha abituato l’ascoltatore esperto, ma che accompagna agevolmente anche l’orecchio di chi si affaccia per la prima volta a questa realtà. La traccia si apre con la chitarra evocativa ed eterea di Gary Arce che tradizionalmente è immersa in un ambiente immenso, ed anche in questo lavoro sfoggia i suoi caratteristici ampi delay e riverberi, tessendo una melodia discorsiva e cantabile, accompagnando il brano in cambi di tonalità che rendono l’ascolto costantemente dinamico. La sezione ritmica del basso di Mario Lalli e della batteria di Bill Stinson è consolidata dal tempo, dall’esperienza e dalla profonda ispirazione in un connubio indissolubile e potente che sostiene fermamente le acrobazie della tipicamente brillante Stratocaster suonata senza plettro di Gary. Il basso di Mario è nell’opening track potente, presente e limpido, mentre nella title track e seconda traccia dell’album, nonché più avanti nel lavoro, porta le sue qualità ad un livello più estremo aggiungendo una solida e caratteristica distorsione che fa da fondamenta per la lead di chitarra arpeggiata e l’ossessiva chitarra ritmica in background. “Skyline Pressure”, terza traccia dell’album, è ripresa dall’omonimo full-lenght del 2016 di Ten East, progetto degli stessi Gary e Bill (modus operandi già perpetrato nell’album Historical Graffiti, 2016). Il brano però, seppur mantenendo l’identità improntata nel lavoro di Ten East, è sottoposto ad una ricerca del suono ancora più consapevole ed una maggiore finezza compositiva, collocandolo a cavallo tra riproposizione e la brillante rivisitazione.
Il jaw-drop arriva però con “Grant’s Heart”, che rompendo la tradizione di instrumental desert rock della band si avvale della voce di Mario Lalli, che mantiene le personalissime caratteristiche apprezzabili nei suoi Fatso Jetson, aggiungendo qui però una caratteristica di rarefazione data dalla grande e pertinente quantità di processi a cui è sottoposta. Successivamente “Violent Lights”, con i suoi synth tessiturali e le soluzioni armoniche impeccabili fa da apripista a quanto i fan di vecchia data della band aspettavano da trent’anni. “Catamaran”, brano reso celebre come cover dai leggendari Kyuss nell’album …And the Circus Leaves Town (1995), composta ed eseguita live dagli Yawning Man ha finalmente trovato modo di essere degnamente posta in un lavoro studio della band, avvalendosi nuovamente della voce di Mario e dell’eccellente lavoro di produzione che un brano di tale spessore merita. Segue “Misfortune Cookies”, che riporta l’ascoltatore alla dimensione odierna della band e che guida verso “Ghost Beach”, rilasciato come singolo il 6 dicembre, che alterna un basso quasi percussivo ad intrecci di chitarra ed a sapienti arricchimenti di suoni in background, tra arpeggi sognanti e lead di profonda intensità.
L’ascolto complessivo di quest’album riconferma quanto gli Yawning Man si collochino in una posizione di rilievo rispetto ad un panorama (attuale e passato) in cui sono coinvolti, e per cui vengono riconosciuti ed accreditati per essere stati tra le cause scatenanti di un intero movimento musicale underground e per essere ancora oggi tra i pilastri di quest’ultimo. Ogni brano dell’album è la manifestazione di un flusso organico e costante di suggestioni ed intense visioni psichedeliche che portano la mente alle atmosfere dei mitici Generator Parties, tra la sabbia desertica ed i mesa della Coachella Valley. Le parole spese da Brant Bjork (Kyuss, Fu Manchu, Vista Chino, ecc.) riguardo la band californiana sono chiare e trovano conferma in quest’ultimo lavoro:
“Gli Yawning Man sono la più incredibile band del deserto di tutti i tempi. Pensate di essere nel deserto, con tutti li a fare party. Loro arriverebbero nel loro van e, tranquillamente, scaricherebbero e preparerebbero la loro roba appena prima del tramonto, accenderebbero i generatori e talvolta sarebbero li a bere qualche birra ed a fare barbecue. A volte sarebbe stata una “scena”, a volte molto intimo. […] Erano come una band di casa. Non era nulla di militante come Black Flag. Era molto surreale, molto stone-y, molto mistico. Tutti erano li a viaggiare, e loro a suonare, per ore. Oh loro sono la più grande band che io abbia mai visto.”
(Heavy Psych Sounds, 2018)
1. The Black Kite
2. The Revolt Against Tired Noises
3. Skyline Pressure
4. Grant’s Heart
5. Violent Lights
6. Catamaran
7. Misfortune Cookies
8. Ghost Beach
8.5