A distanza da due anni dalla loro formazione i Vesta presentano il loro primo ed omonimo lavoro. L’album, pubblicato come autoproduzione nel 2017 e ristampato l’anno successivo da Argonauta Records, raccoglie sette tracce dai toni pienamente post-rock ed interamente strumentali. Pur non rappresentando nessuna rivoluzione nel genere, Vesta mostra un carattere trascinante che lascia ben intendere quali siano le capacità e le doti del gruppo.
Le tracce seguono una loro logica ed una connessione naturale che in alcuni casi ha un vero e proprio filo conduttore tra pezzo e l’altro, a volte può essere un synth (come tra “Signal” e “Resonance”) oppure l’atmosfera che si è venuta a creare durante progressione del brano. Le dinamiche ed i suoni sono travolgenti e riportano ad un immaginario sconfinato, fatto di riff di basso che pestano come una locomotiva e trainano dolci e delicati swell di chitarra sostenuti da un’imponente ritmica. Ciò che purtroppo non convince appieno è lo schema compositivo che, con il susseguirsi delle tracce, risulta ripetitivo e porta ad una certa prevedibilità soprattutto per quanto riguarda le esplosioni sonore. Siamo tutti coscienti del fatto che quanto appena osservato è fattore accomunante nel 99% dei gruppi che fanno questo genere ma, viste le qualità sopra citate, credo che superato questo ostacolo la strada sia tutta in discesa e possa portare ad originalità che per adesso manca. Non a caso in queste righe non sono state fatte citazioni dirette di band che possono aver influenzato la scrittura del disco. Credo che per chi si stia approcciando per la prima volta a questo genere l’ascolto risulti sicuramente tra i migliori, anche grazie al lavoro svolto da Alessandro Sportelli e al tocco magico di James Plotkin (Isis,Pelican,Sumac) in fase di mastering ma, per chi si è oramai consumato i timpani ascoltando i “big” della scena statunitense, i riferimenti potrebbero essere davvero molto forti.
Vesta è un album realizzato con le idee chiare, forse fin troppo, ma con tutti i caratteri giusti che si possono avere nell’affrontare questo mondo. Rimango personalmente con l’amaro in bocca, un allontanamento dagli ascolti più ovvi avrebbe portato ad una elevazione maggiore di questo gruppo, che di certo, avrà ancora tanto da offrire.
(Argonauta Records, 2018)
1. Signal
2. Resonance
3. Constellation
4. Ethereal
5. Nebulae
6. Aurora Pt 1
7. Aurora Pt 2