A volte è bello essere ignoranti, sapere di non sapere ci lascia un velo di tolleranza, ci lascia lo spazio per stupirci ancora, e con l’emozione di trovarsi ad ammirare una band come i Cult Of Luna, ho deliberatamente lasciato che gli openers fossero l’incognita.
A.A. Williams, il coraggio paga. Kino Siska è come una seconda casa, e la serenità con cui si affronta le operazioni di ritiro del pass, guardaroba ed entrata nella venue, è ormai parte integrante della sensazione di essere fra quattro mura che rappresentano ben più di un edificio; Questa sensazione meravigliosa prosegue all’interno, con la carismatica, timida e dolcissima A.A. Williams che nel giro di pochi attimi ci rapisce totalmente. La sua voce malinconica, incantevole e la sua chitarra sono contornate da una sessione ritmica mai invadente ma di enorme supporto. La sua voce a tratti così disperatamente potente, talvolta quasi sussurrata, sempre carica di un palpabile sentimento, ci fa cadere in ginocchio, estasiati e rapiti.
I Brutus di contro non hanno lo stesso effetto onirico e ammaliante, la band belga si getta a capofitto in un attacco frontale, con batteria e voce dritte in faccia, poco respiro generale e poco altro di notevole oltre l’energia. Forse il set esteso a più di un’ora li penalizza, dando la sensazione che la band giri un po’ su ste stessa, rendendo poco longevo l’ascolto dopo una manciata di brani. Ad ogni modo, presenza scenica e tenacia ci sono tutte, decisamente non male, magari più adatti ad aprire la serata al posto di A.A. Williams.
Cult Of Luna.
Culto, in ogni possibile senso. Il tour di quel capolavoro di A Dawn To Fear non può che regalare emozioni fortissime, la band svedese infatti regala tantissimo, dalla scenografia mozzafiato alla scaletta in crescendo continuo, alla presenza scenica al cardiopalma, pacchetto totale, coinvolgente e commovente.
Luci ed effetti rimarranno una costante, ombre, sagome, spettri e giganti che si stagliano sullo sfondo di vele squarciate, illuminate e rese un dedalo di meravigliose ombre. I Cult Of Luna riescono ad essere poetici in ogni loro gesto, la loro presenza scenica è sentita, possente, sentita e viva, e i suoni molto scarichi, uniti ad un’esecuzione esemplare, mettono abbondantemente in mostra le doti tecniche di una band quasi insospettabile sotto questo punto di vista.
Tornando alla musica, la scaletta è incentrata totalmente sulla recente release, ma con alcune aggiunte d’eccezione, così come eccezionale è la scelta di levare totalmente Mariner dalla setlist. Il crescendo è incessante, fino a sfociare in The Fall, messa a chiudere la serata con il suo struggente epilogo, una scelta letteralmente da lacrime.
Raramente sono uscito da un locale pensando alla bellezza pura come unico elemento percepito durante un concerto, così totalizzante, così distinta e vivida. Un concerto quasi troppo bello per esser vero, da portare nel cuore per sempre.