Bello il nuovo dei Paperoga. Il duo marchigiano esce, a cinque anni dall’ultimo Te Amo, con una bombetta grind/noisecore di tutto rispetto, una grattugia musicale, questo Santa, assolutamente degna dell’attenzione di qualunque amante della musica poco gentile. L’album si compendia di otto brani per meno di venti minuti di durata, sviluppati senza un’apparente architettura comune ma piuttosto schiaffati in faccia all’ascoltatore in uno scaricarsi di tensione elettrica e violenza, che molto deve al powerviolence degli anni novanta e a quel noise estremo che devia verso il rumorismo più crudo.
I Paperoga ci mettono davanti a una proposta a prima vista ignorantissima: titoli nonsense, urla sguaiate, batterie fuori tempo… i riff stiracchiati della opener “I Got $kill$$” o gli snares sincopati sul tappeto di distorsioni di “Cristo” fanno, ad un primo ascolto, pensare ad una riuscita improvvisazione, uno sfogo acustico carico di accidioso scazzo. La costruzione della proposta è, invece, molto più strutturata di quello che una rapida occhiata potrebbe far pensare: un’autopsia di quel piccolo mostro che è Santa porta alla luce, a parer mio, uno scheletro costruito da un’interessante ricerca sull’improvvisazione e sull’impulso esecutivo e da una profonda cultura musicale. La massa caotica originata dai nostri presenta punti di sovrapposizione con quel disordine controllato, quell’olocausto sonico (spietato e organizzatissimo) architettato da mostri come The Body o Death Grips. È in quest’ottica che brani come “Farmhouse Russian Fuck” o “Agnello Marinaretto Imbizzarrito” (la mia preferita del lotto), selvaggi e impattanti come poca roba che avete sentito, acquisiscono una duplice lettura: quella di godibilissimi (per chi come me apprezza, ovviamente) rutti harsh noise o come le urla di una furia sconsolata alla OvO, che provengono da una sperduta umanità post-qualsiasi-cosa, anche post-buon-gusto.
Fuori l’11 giugno prossimo per la nostrana Subsound Records, l’incantevole e pacchianissima copertina di Santa non può, insieme a questa recensione, spero, non stuzzicare la vostra curiosità, e portarvi a dare un ascolto a questa puntina di diamante dell’underground italiano contemporaneo. Fatelo per sfida, per darmi la conferma di non essere stato l’unico a percepire un disegno, un’idea più profonda della grezza distorsione che ricopre tutto il lavoro, o semplicemente per esplorare i beceri gusti di questi due matti. Perché la mia, di esplorazione, mi ha rivelato che i marchigiani hanno da offrire ben di più dell’ignoranza professata dall’artwork di Santa. O forse invece no…?
(Subsound Records, 2021)
1. I Got $kill$$
2. Arab Stellina
3. Ear Cleaner #1
4. Solero 3000
5. Farmhouse Russian Fuck
6. Cristo
7. Ear Cleaner #2
8. Agnello Marinaretto Imbizzarrito