Pioniere di una forma di dark ambient che in oltre quarant’anni di attività è stata in grado di costruire attorno ad un intero panorama musicale un nuovo concetto di sperimentazione sonora, Brian Williams con il suo più famoso e fortunato progetto Lustmord, ha avuto il merito, tra i tanti, di rafforzare e guidare lo spirito identitario di uno dei generi più ostici ed impermeabili al grande pubblico. Le numerose illustri collaborazioni (SPK, Nurse With Wound, Melvins e Current 93 su tutte) hanno contribuito a fare di Lustmord istituzione e punto di riferimento dell’oscuro suonare, ottenendo riconoscimenti ed ammirazione dalle più trasversali scene musicali. A ribadire una volta in più quanto l’apporto di Lustmord sia stato determinante, ci ha pensato Pelagic Records, che ha riunito sedici artisti (e che artisti!) per presentare assieme al suo autore una rilettura di Other a più di 13 anni dalla sua originale pubblicazione.
Un’operazione teoricamente rischiosissima, sulla quale molto si è deciso di investire (da ogni fronte, visto anche l’esborso che chi si vorrà accaparrare il cofanetto della Limited Edition contenente ben 9LP dovrà sostenere) quasi a botta sicura, nonostante svariati esempi del passato dal non roseo epilogo. A fugare ogni dubbio sulla caratura del progetto ci pensa la line-up allestita per l’occasione. Ulver, Mono, Steve Von Till, Zola Jesus, sono solo alcuni degli illustri partecipanti alla grande festa nera di The Others Deconstructed riunitisi per proiettare su schermi bianchi le immagini di un incubo già raccontato in passato. Dalle atmosfere eteree di “Eon” degli Enslaved ai synth carpenteriani di Isahn in “Dark Awakening”, dalle fughe crescendocore dei Mono in “Er Eb Os” fino ai The Ocean in una reinterpretazione di “Primal” che trasforma le chitarre drone di King Buzzo dell’originale versione in monolitici ammassi sonori post-metal, ogni tassello dell’opera aggiunge nuove prospettive di veduta ad un lavoro che probabilmente per anni ha sentito l’urgenza di una closure di maggior spessore e magniloquenza. Impossibile passare in rassegna in questa sede tutti e sedici i brani che compongono un’opera di oltre due ore dalle mille sfaccettature. Ogni pezzo si rende portatore a suo modo (mettendo a fuoco l’obiettivo nella maggioranza dei casi) della missione di riformulazione di un principio di orrore atavico e primordiale che aveva reso Other un disco parzialmente riuscito seppur mai annoverato tra i capolavori lustmordiani. A spiccare su tutti l’isolamento industriale di una “Ashen” potentissima riarrangiata da Godflesh trasporta l’ascoltatore attraverso lucidi attimi di tensione paranoica disorientante e gli ottoni melliflui accompagnati da note accennate di piano dei Bohren und Der Club Of Gore che in “Plateau” si alternano a linee drone raggelanti per sfociare in uno stato di mindfulness catartica.
Quel che resta al termine di un’esperienza di ascolto provante e possente è la sensazione di un lavoro che punta a prendere le distanze dalla semplice compilation-tributo di brani remixati. Deconstructed è un vero e proprio viaggio al termine di una notte senza un’alba, in cui anime nere si fondono creando una sola entità senza volto.
(Pelagic Records, 2022)
1.ENSLAVED – Eon
2.MONO – Er Eb Os
3.IHSAHN – Dark Awakening
4.JO QUAILL – Prime
5.BOHREN & DER CLUB OF GORE – Plateau
6.HACKEDEPICCIOTTO – Trinity Past
7.ULVER – Godeater
8.JONAS RENKSE – Er Eb Os
9.ZOLA JESUS – Prime
10.SPOTLIGHTS – Of Eons
11.THE OCEAN – Primal [State of Being]
12.CROWN – Element
13.JAYE JAYLE – Er Eb Es
14.GODFLESH – Ashen
15.STEVE VON TILL – Testament
16.ÅRABROT – The Last Days (See The Light)