Dai sobborghi di Bologna nasce una nuova band sludge metal dalle tinte sia progressive sia post-metal. Stiamo parlando degli Hanga Roa, quartetto felsineo che in verità opera dal 2019, ma causa alcuni cambi di formazione e una pandemia ha rilasciato solo ora il loro primo EP dal titolo emblematico Ooze. Tra l’altro quest’opera prima è stata registrata nel prestigioso Fonoprint di Bologna.
I Nostri hanno pubblicato le sei canzoni di questo primo disco gradualmente, ma noi come al solito lo analizzeremo nella sua totalità. Direi di iniziare con “Snake Eater”, brano che parte deciso e graffiante: i ritornelli sono orecchiabili e carichi di pathos e sul finire del brano i Nostri premono sull’acceleratore e il batterista Lorenzo Atti dà il meglio di sé pestando come un fabbro. La caratteristica interessante di questa band è che non solo, come appena detto, menano come fabbri: sanno anche accarezzare con una piuma l’ascoltatore. A rappresentare questa seconda anima degli Hanga Roa ci pensa “The Ocean’s Floor”, pezzo composto da un incipit da ballata che si alterna a parti più pesanti e acide alla Mastodon. Il brano è un’ottima prova anche per il cantante e chitarrista Guido Pellizzari che si comporta molto bene sia alla voce, decisamente sporca e ruvida, sia alla chitarra, con la quale passa da parti pesanti ad altre più melodiose, a volte quasi prog. Però il pezzo forte di questo piccolo EP, a mio modo di vedere, è “Copeland”, caratterizzata da un riff pesante carico di groove. La doppia cassa della batteria è martellante ed è sorretta divinamente dal basso e dalle chitarre ritmiche.
Come opera prima stiamo parlando di un ottimo esordio: molto divertente e scorre via liscio, inoltre i riff restano incollati nella mente dell’ascoltatore. Ora attendiamo che i Nostri ritornino con un vero e proprio album; nel frattempo ascoltateli e non ne rimarrete delusi.
(Autoproduzione, 2022)
1. Snake Eater
2. One Of Them
3. Giant Condor
4. Copeland
5. The Ocean’s Floor
6. Swamp