Nonostante il concerto al Venezia Hardcore fosse il loro primo post pandemia, i The Secret hanno sfoderato un’esibizione travolgente, capace di ricordare come mai il gruppo si possa annoverare tra le eccellenze del metal estremo italiano e non solo. Per l’occasione, inoltre, il gruppo ha celebrato Solve et Coagula, lavoro monolitico e massima espressione del loro intreccio spietato tra hardcore e black metal. In questo contesto, abbiamo scambiato qualche parola con il cantante Marco Coslovich e il chitarrista Michael Bertoldini. Buona lettura!
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Grind on the Road. Siamo qui al Venezia Hardcore, voi avete da poco finito di suonare ed è stato il vostro primo concerto da un po’ di tempo. Per prima cosa, com’è stato? Quali sono le sensazioni?
Marco: Innanzitutto tanto caldo! Era da tre anni che non suonavamo, da appena prima della pandemia, ed è stato molto bello.
Michael: Concordo. Per me è stato un po’ un ritorno a quello che era la band in un momento speciale della nostra vita, ed è stato bello ricreare quel mood.
E avete intenzione di fare altri concerti o per adesso questa data è stata un’eccezione?
Michael: Vediamo, suoneremo ancora però non abbiamo programmi.
Durante il concerto avete suonato tutto Solve et Coagula. Come mai la scelta è ricaduta proprio su quell’album?
Marco: Perché c’era il decimo anniversario nel 2020, quando dovevamo suonare proprio qui al Venezia Hardcore, ma poi tra covid e altre questioni siamo arrivati qua oggi fondamentalmente, facendo una sorta di tredicesimo anniversario.
Prima di quel disco, che dal mio punto rappresenta al meglio il vostro sound, avevate rilasciato altro materiale con uno stile diverso. Come vi siete evoluti musicalmente dalla vostra fondazione?
Michael: Il nostro primo disco alla fine ci rappresenta in maniera relativa, dato che eravamo una band completamente diversa, eravamo giovani ed era una sorta di compilation di materiale che avevamo registrato negli anni prima. Eravamo partiti con un’altra band, in realtà, ci siamo solidificati come The Secret solo dopo un po’ di tempo ma la formazione era completamente diversa, avevamo anche un altro chitarrista, quindi è un disco che rappresenta un gruppo diverso.
Marco: Infatti da quando abbiamo scritto il secondo album i pezzi del primo non li abbiamo più suonati dal vivo, o quasi.
Michael: Comunque sì, abbiamo avuto vari periodi, poi è entrato Christian Musich alla batteria, dopo un po’ di peripezie, e con lui è iniziata una nuova fase della band, con anche una sola chitarra. Diciamo che abbiamo fatto un percorso di “asciugamento” del nostro sound, cominciato con Disintoxication, album prima di Solve et Coagula, nonostante fosse ancora un po’ più massimalista, ma la traiettoria era quella. Lì c’era ancora del materiale che avevamo iniziato a scrivere prima che Christian si unisse alla band, mentre Solve et Coagula è un disco che abbiamo scritto con più consapevolezza e con una visione più netta, semplificando il tutto e ci siamo resi conto che certe cose non eravamo capaci a farle. (ridono) Come una sorta di presa di coscienza che ci ha portato a scremare. Secondo me quello è il primo disco dove abbiamo trovato la nostra vera dimensione.
Visti questi diversi periodi mi viene naturale chiedere se vi è mai capitato di pensare di cambiare nome.
Michael: L’avevamo pensato prima di Disintoxication per un breve periodo, c’è stata la discussione e il pensiero, però poi io e Marco che siamo dentro dall’inizio abbiamo pensato che finchè noi due siamo nella band ha comunque senso andare avanti così. Allo stesso tempo, anche se il sound è cambiato e si è evoluto negli album dopo, c’è sempre una matrice che li collega, forse un po’ meno il primo disco, ma c’è un’idea di fondo che viene presentata in forme diverse e secondo me è il messaggio della band, in un certo senso, che non è sempre lo stesso dall’inizio ma è presente un comun denominatore dalla prima all’ultima release.
Per quanto riguarda l’aspetto tematico, invece, Solve et Coagula di cosa tratta? Si collega agli altri lavori oppure ognuno è una storia a sé?
Marco: Un po’ sono ognuno una storia a sé da questo punto di vista. Quando ho scritto i testi di Solve et Coagula stavo attraversando un periodo abbastanza strano e rispetto a prima i testi sono usciti in maniera molto più fluida, mentre precedentemente non dico che dovessi sforzarmi per scriverli ma era tutto più meccanico.
Michael: E la stessa cosa si può dire per la musica, Solve et Coagula l’abbiamo scritto più di getto ed è stato più naturale come processo.
Marco: I testi, non tutti, sono per certi versi più semplici e diretti, e rappresentano una sorta di finestra di quel periodo, che forse è anche quello in cui abbiamo passato più tempo insieme come band. Se torno indietro con i pensieri ricordo che lavoravamo in sala prove praticamente sei giorni su sette, dato che abitavamo tutti a Trieste e avevamo tanto tempo da dedicare al progetto. Prima invece eravamo tutti sparsi, e per far prove rimaneva il weekend. Nel periodo di Solve et Coagula eravamo quasi tutti nella stessa zona, almeno tre su quattro, e lavoravamo molto di più.
Successivamente è uscito Agnus Dei nel 2012 e dopo le tempistiche si sono dilatate, dato che l’EP Lux Tenebris è uscito nel 2018. Questo vedervi spesso è un po’ venuto a mancare? O in generale c’è un motivo per cui tra questi ultimi due lavori son passati cinque anni?
Michael: Sì, abbiamo smesso di suonare per qualche anno in realtà, per svariati motivi. Io mi sono anche trasferito ad Amsterdam, dove abito da ormai dieci anni, e in generale sono cambiate tante cose, a un certo punto abbiamo raggiunto un momento in cui non volevamo suonare granché. Con Lux Tenebris le cose si sono allineate di nuovo, in maniera comunque diversa, ed è stato un altro periodo.
Marco: Prima degli anni in questione facevamo tante date all’anno, e a un certo punto ci siamo resi conto che anche i rapporti umani, a dire la verità, stavano un po’ degenerando, quindi per forza di cose ci siamo presi una pausa. In quel periodo eravamo focalizzati al 110% sulla band e ovviamente, non facendo pop e non facendo musica facile, fare tanti tour e tante date è stressante psicologicamente.
Michael: Esatto, è bello, tra le esperienze migliori della mia vita, ma anche distruttivo alla lunga.
Marco: Quindi abbiamo detto “okay, dobbiamo staccare”, e ci siamo presi una pausa, ognuno per conto proprio, e poi con calma ci siamo ripresi.
Michael: È arrivato il momento in cui tutto si è riallineato, per vari motivi. Credo che tutti abbiamo trovato più un equilibrio personale che ci ha dato la possibilità di tornare a lavorare assieme, e lì è nato Lux Tenebris.
Michael: Sicuramente non c’è pressione, e l’obiettivo è, almeno da parte mia, prendere il massimo da questa cosa senza avere particolari piani o altro. Siamo sempre stati un gruppo che scriveva e faceva date nel momento in cui voleva farlo. Ora vediamo, non abbiamo piani, a un certo punto mi piacerebbe fare musica nuova, e credo lo faremo a un certo punto, però non so. Magari no, magari sì, chissà.
Per chiudere vi faccio una domanda un po’ d’istinto. La musica dei The Secret da dove nasce? A cosa cercate di dar voce tramite la vostra musica?
Marco: Io credo che la musica in sé sia sempre nata da un’urgenza che abbiamo in comune un po’ tutti noi membri del gruppo, ed è quasi catartica in un certo modo.
Michael: Non mi piace tanto come parola ma c’è un po’ di disagio di base.
Marco: Siamo tutti persone abbastanza equilibrate e tranquille, con i propri problemi e via dicendo, come tutti tra l’altro.
Michael: Non sono d’accordo su questa cosa dell’equilibrio (ridendo). Comunque ti dico, siamo cresciuti trovandoci tutti a Trieste che è una città molto conservatrice, ferma e vecchia, che non dà spazio alla cultura al di fuori di quella formale. Una cosa che posso dirti è che la musica che abbiamo sempre fatto, soprattutto con questa formazione, è sempre stata molto sincera, che tutti quanti abbiamo sfruttato a modo nostro per dar voce a un’urgenza vera, un certo disagio, non so come lo vuoi chiamare, non mi piace molto come parola appunto. Di base sfoghiamo una certa negatività.
Marco: Una volta accumulato tanto devi aprir la valvola a un certo punto, e questa è la valvola.
Grazie ancora per la disponibilità. Volete dire altre due parole sulla serata?
Michael: È stato tutto molto bello, per fortuna esiste questo festival e spero che lo facciano sempre. Son cresciuto qua e non c’è mai stato nulla, invece negli ultimi anni hanno costruito qualcosa di molto bello.