Dopo una pausa estiva torna la rubrica Screamature, con un numero parecchio variegato se si vanno ad analizzare le sonorità trattate. In apertura spazio per Hexis e Telos, con uno split tanto ridotto all’osso quanto sfacciato, mentre l’aggressività si intreccia con connotazioni folli e atipiche nella proposta degli Average Life Expectancy, che mischia hardcore, sludge e non solo. Con EYEMASTER e Entrail Asphyxiation sale in cattedra il grindcore, nel caso del primo gruppo ben abbinato a delle solide fondamenta death metal, mentre per i secondi in una sua accezione più diretta e old school. In chiusura ci si avvicina a sonorità tra screamo ed emo, con lo split di Treehouse of Horror, Please Don’t Crash e boxcutter che ne presenta tre visioni taglienti e intriganti, mentre la demo di debutto dei drive your plow over the bones of the dead è un incontenibile assalto sonoro emoviolence. Buona lettura!
Articolo a cura di Antonio Sechi (Hexis/Telos, Average Life Expectancy), Davide Brioschi (EYEMASTER, Entrail Asphyxiation) e Jacopo Silvestri (Treehouse of Horror/Please Don’t Crash/boxcutter, drive your plow over the bones of the dead).
Hexis/Telos > Split
(5″ – Init Records)
Certo che c’era tempo disponibile nell’arco della durata media di uno split per metterci qualche pezzo in più, ma questo party violento è stato pensato per contenere due soli pezzi, entrambi della durata di meno di due minuti. Sufficienti a far vibrare denti e timpani dell’ascoltatore. Telos ed Hexis messi insieme sono un tormento sonoro di cui non si può fare a meno. Analogo il sound, analogo il godimento. “Fallaciae” degli Hexis è pompata e martellante, “Defeatist” dei Telos incede spaventosa e nefasta. In pochissimo tempo ci si ritrova a strapparsi i capelli e prendere a morsi il prossimo perché questa espressione di violenza sonora è terribilmente contagiosa. Non c’è un solo motivo per dubitare del piacere dell’ascolto con questa scheggia impazzita e feroce.
Average Life Expectancy > GUN
(Tape – Memory Terminal Records)
Uno pensa che a far casino sia una roba che tutti sono capaci a fare, ma renderlo sensato? Eh no. Gli americani Average Life Expectancy sono in giro da qualche anno, prima del periodo COVID-19 avevano pubblicato un solo lavoro: Butcher Bird, un EP ai limiti del comprensibile per quanto riguarda l’ascolto, una produzione da cantina praticamente. GUN invece arriva limpido e potente. La loro proposta di sludge, hardcore, grind e tanta avanguardia necessitava decisamente più cura per essere percepita come si deve. E infatti abbiamo un lavoro di sei tracce comunque di una durata consistente in cui la follia sonora è regina. La sperimentazione è chiave e quindi, riff ipnotici, ritmiche ossessive, grida e urla da piazza riempiono questo strano disco e lo rendono ostile e lunatico. Un ascolto fortemente consigliato.
EYEMASTER > Conjuration of Flesh
(CD – Caligari Records)
È un death metal oscuro e caleidoscopico quello che ci viene versato addosso da Conjuration of Flesh, debutto dei tedeschi EYEMASTER che ricorda le avventure musicali di gruppi come Ulthar e Tomb Mold, arricchendo la solida ossatura del genere con divagazioni tecniche e innesti grindcore. Il riff pomposo della traccia d’apertura “Fractured and Distorted Reflections of a World in Grief” ci introduce ad un EP che consta sì di quattro tracce ma che nasconde al proprio interno un intero mondo di caos e paura: le linee di sei corde il più delle volte sono trascinate e dilatate, come a prolungare una sofferenza (vedi “A Pale Reflection Stays Embodied By an Empty Gaze”) mentre batteria e voce calano il tutto nelle profondità della Terra con massicce catene di ferro nero. “Promise End in Cruel Demise” è la traccia più “classica” del lavoro, con le proprie bordate old-school, abbrutite da snare drums grind e un approccio vocale molto hardcore. Si conclude con la suite “Transcend Into the Void (A Conjuration of Flesh)”: un pezzo di cosmic death metal con tutti i crismi, con – quasi – nulla da invidiare a Blood Incantation e Sulphur Aeon. Il percorso nell’underground degli EYEMASTER si apre con un album che, dal conturbante artwork ai notevoli pezzi che contiene, ci sentiamo di definire un piccolo gioiellino che sarebbe un peccato perdersi.
Entrail Asphyxiation > S/T
(Tape, CD – Lifeless Chasm Records)
Imbattermi negli Entrail Asphyxiation e nel loro debutto omonimo mi riporta ai tempi del liceo – non epoche ma una manciata scarsa di anni fa – in cui esploravo il grindcore e lo slam andando alla ricerca di band dai nomi disgustosi ed album dedicati a morbi rarissimi o a sezioni anatomiche pedissequamente riportate sulle copertine degli stessi. L’artwork dell’EP d’esordio dei nostri è un po’ più sobrio, ma esplica appieno quello davanti a cui l’ascoltatore si troverà una volta premuto il tasto play: un ammasso di robe morte e ciccia marcia, tenute insieme da una produzione che sarebbe eccessivo definire casereccia e pronte a far rigettare il fruitore poco avvezzo alle anime più estreme del metal. Per tutte e sei le tracce che compongono il breve lavoro (non più di un quarto d’ora di musica) le vocals bilanciano un gracidare da fogna ad un lacero scream, mentre le chitarre frustano l’aria (e i timpani) con il loro suono distorto ed assassino. La batteria fa quello che la batteria deve fare in un lavoro di grindcore classico: picchia più forte che può, cercando di sottolineare i passaggi salienti come i rutti in una conversazione tra ubriachi. Il risultato sono quindici minuti di onestissimo grind vecchia scuola, con sporadiche incursioni in territori death e brutal, che non vi lasceranno di sicuro il segno ma che – anche solo per i titoli che sembrano tirati fuori a caso da un bigino di Medicina – non potranno non divertirvi.
Treehouse of Horror/Please Don’t Crash/boxcutter > What Good Does Getting Angry Do?
(12″ – Maraming Records, tape – Mostly Tapes)
Quello in questione è uno split che coinvolge tre formazioni accomunate dalla città di origine: Toronto, e tutte stanno muovendo i primi passi della loro carriera (solo i boxcutter hanno già rilasciato un EP). Le tre band condividono anche delle sonorità ancora grezze, ma comunque taglienti e intriganti, e unite in questo lavoro permettono di avere una visione abbastanza ampia tra screamo, emo e non solo. Che questo sound grezzo non venga visto come un difetto, anzi, al posto di far storcere il naso rende le composizioni più incisive e dirette. Parlando della musica, i Threehouse of Horror si presentano con riff sferzanti e malinconici, midwest emo di natura ma con trame math rock che ogni tanto fanno capolino, mentre le linee vocali sia in pulito che urlate sono sicuramente un elemento che rende ulteriormente accattivanti i pezzi. I sentori emo vengono mantenuti dai Please Don’t Crash, ma il crescendo del loro primo brano e l’approccio più diretto del secondo sono maggiormente influenzati da uno screamo viscerale. Infine, coi boxcutter l’atmosfera si fa più asfissiante, con i richiami screamo che si sommano al noise rock per una proposta pregna di desolazione.
drive your plow over the bones of the dead > demo
(tape – Reasonable Records)
Scellerato e viscerale, il debutto dei drive your plow over the bones of the dead non accetta compromessi, e travolge con la sua energia senza attimi di tregua. Nessun mezzo termine e tanta sostanza per questo nuovo progetto da Vancouver, che ripercorre le sonorità di nomi storici dell’emoviolence amplificandone quanto possibile la violenza sonora in questa demo. Anche in “when what once worked suddenly breaks”, dove i Nostri ricorrono a un elemento senza dubbio tipico dello screamo con un settore più atmosferico in cui fa capolino un sample con voce parlata, il lato angosciante prevale e c’è continuità con le precedenti composizioni a livello di sensazioni, complice anche il crescendo d’intensità che caratterizza il settore. Nel sempre attivo panorama di queste sonorità, la band canadese si fa conoscere a testa alta, e se questi sono i presupposti il loro è sicuramente un nome da tener d’occhio. Debutti così intensi e granitici non si sentono spesso, anzi.