Non è facile capire dove vogliono arrivare i sudafricani Constellatia con la loro seconda fatica, Magisterial Romance. Il press-kit riporta che i Nostri si ispirano a band come Opeth, Mastodon, The Cure, Primordial, Neurosis, Wolves in the Throne Room, Pink Floyd, Beach House, Agalloch, Emperor e Cult of Luna: un calderone di gruppi e generi variegati dal quale però emergono due dei principali caratteri del trio, ossia un’attitudine verso un black metal ipnotico e rarefatto unita a una propensione verso suoni atmosferici, lisergici, cangianti e nebbiosi, il tutto tenuto insieme da un piglio “progressive” e sperimentale. Ma se le premesse sembrano essere interessanti purtroppo il risultato finisce con il non essere all’altezza.
Prendete il pezzo iniziale, “Palace”, e le sue atmosfere algide, spaziali, trascendenti quasi, create grazie a tappeti tastieristici e a riff di chitarra sognanti e ariosi che si poggiano su una base ritmica mutevole, ora aggressiva ora più solida e costruttiva, con su tutto una prova vocale, quella di Keenan Oakes (Wildernessking) dallo scream di chiara matrice (post-) black metal. Ecco, questa canzone parte bene, cresce nella sua intensità ma non esplode mai realmente, galleggia in una stasi autocelebrativa che non arriva da nessuna parte, con un corpus che di fatto è assente, una struttura portante mancante o comunque assai labile e troppo incostante per essere seguita appieno. Un peccato perché le parentesi strumentali e atmosferiche sarebbero di notevole fattura, a tratti ricordando addirittura il bellissimo Dirge dei compianti Raspail (provare per credere!) con un risultato finale purtroppo diverso. Ecco, proprio i Raspail e certi ultimi Sólstafir potrebbero essere citati come riferimenti per cercare di inquadrare meglio come suonano i Nostri. Le quattro tracce che compongono Magisterial Romance soffrono tutte dei difetti sopra citati, che sono ahimè piuttosto pesanti se pensiamo che una delle prerogative dei Constellatia vorrebbe essere quella di creare qualcosa di emozionale, che arriva al cuore. Ci provano, ma la materia musicale da loro messa in campo, o meglio il modo in cui decidono di affrontarla, è davvero di difficile approccio e non così efficace ed istintiva come vorrebbe e dovrebbe essere, ed è un vero peccato, lo ribadiamo.
Magisterial Romance si taglia le gambe con le proprie mani, mettendo in luce un’eleganza ed una padronanza dei mezzi tecnici che affogano in un mare di idee e di voglia di sperimentare confuso e a tratti arruffato, che disperde quanto di buono si riesce ad intuire in ogni brano che compone l’album. I Constellatia hanno innegabilmente delle ottime intuizioni, e quando virano verso le parentesi strumentali e atmosferiche anche una capacità, in potenza, di emozionare, ma si perdono troppo dietro chimere di non sappiamo quale natura che finiscono per minare un lavoro che, se fosse stato meno fumoso e più focalizzato, avrebbe potuto forse dire molto di più.
(Season of Mist, 2022)
1. Palace
2. In Vituperation
3. Adorn
4. Paean Emerging6.5