Cryptopsy è un nome che, alla fanbase death metal, porta a mente molte cose: ad alcuni la leggendaria band che dai classici Blasphemy Made Flesh e None So Vile ha subito un “cambio di rotta” stilistico in picchiata verso il basso, ad altri un ensemble che ha sempre cercato di rinnovare la propria proposta portando però con sé ad ogni uscita quei trademarks che l’hanno sempre contraddistinta dalla massa.
Qualunque sia l’opinione del lettore in questo caso, ciò che dato aficionado del metallo mortale non può fare è rimanere indifferente dinanzi al ritorno dei sopracitati mostri sacri, evidentemente ancora in sella dopo il (da molti demonizzato) The Unspoken King ed il soprendentemente soddisfacente omonimo datato 2012.
La prima parte di The Book Of Suffering (il primo di una serie di EP divisa in tre episodi) si dimostra, a livello stilistico, non dissimile dall’ultimo Cryptopsy: ritorna quell’attitudine ferocemente sfrontata fatta di chitarre schizofreniche e velocità serratissime, insieme ad un gusto per certe prodezze tecniche che riporta a mente i fasti di Whisper Supremacy. Innumerevoli passaggi al fulmicotone contribuiscono a rendere il platter un assoluto tritacarne auditivo, rinunciando sì ad alcune stravaganze jazz-y di tipica matrice cryptopsiana ma a favore di un contenuto, in genere, più denso e sostanziale. Dal sample iniziale a quello finale (deliziosa feature che strizza l’occhio al capostipite None So Vile) i riff si susseguono senza lasciare respiro, evitando filler, perdite di tempo o tentativi d’innovazione che avrebbero decisamente più spazio in un full-length. Sostanzialmente, Mounier e soci dimostrano di essere ancora padroni della propria arte e di avere chiara in mente l’idea di non mollare.
I canadesi, dunque, proseguono sulla strada verso la redenzione con un lavoro che (nonostante la breve durata) si dimostra una delle uscite più interessanti in ambito death dell’anno, fungendo da ottimo antipasto in attesa del nuovo massacro al quale i Cryptopsy stanno lavorando al momento. Un macello sonoro di qualità in quindici minuti abbondanti.
7.5
(Autoproduzione, 2015)
1. Detritus (The One They Kept)
2. The Knife, The Head and What Remains
3. Halothane Glow
4. Framed by Blood