Questo è un disco particolare. Se lo si ascolta con superficialità si arriva a pensare: ma che è questa roba? Un errore che, ammetto, ho commesso io nei primi ascolti. Poi mi sono fermato, mi sono detto “ehi, qui c’è qualcosa che non va e non è sicuramente la musica“. Mi sono guardato allo specchio, mi sono schiaffeggiato, un po’ di acqua gelida, e mi sono rimesso all’ascolto, finalmente sgombro di quella apatia che ogni tanto ci avvolge così, come la coperta di un Linus malvagissimo. Ci ho messo così circa tre sessioni di ascolto ed alla fine ne sono venuto a capo. I tedeschi GRIND, al secondo lavoro dopo il debutto del 2019 Songs of Blood and Liberation, tornano sul mercato con un lavoro che alterna cose buone ad altre che necessitano di essere migliorate. Partiamo dalla domanda classica: che genere suonano i Nostri?
Se ascoltiamo l’intro strumentale “Funktion und Begriff” prendiamo un colossale abbaglio, perché il resto del disco (esclusa “Sinn und Bedeutung”, che però ha un senso perché arriva dopo una carrellata di pezzi davvero pesanti e violenti) suona in tutt’altro modo. “Gaia” è un brano cattivissimo di electro-grindcore, con qualche rallentamento death, mentre “Leviathan” è un muro di post-hardcore, ben fatto, ben strutturato, con un finale emozionante. Le due gemelle “My Eyes Closed” e “Drown” sono death metal puro, indemoniato, con blast beat a caderci addosso come grandine, con spruzzate hardcore nel cantato acido e tirato via, veleno di altissima qualità. “Manifold” è il brano più complesso di questo Grace And Misery: inizia omaggiando Testament e Machine Head, con quel thrash granuloso che tanto ci piace, poi alza il ritmo, i toni si fanno aggressivi, ci sono ottime aperture melodiche e il cantato pulito è la classica ciliegina. Perché sì, uno dei difetti di questo album è l’utilizzo dello scream che tende ad appiattire un po’ tutto quanto; credo che la band debba migliorare soprattutto in questo, perchè rischia di affondare brani emotivamente potenti. La controprova? I brani successivi, ben cinque, tutti violentissimi e tiratissimi; tutti e cinque con dissonanze, groove, midtempo spaccatesta. Però sembrano un unico brano. Ecco perchè trovo che “Sinn und Bedeutung”, strumentale che musicalmente non ha nulla da spartire con il resto del disco (esclusa la prima traccia, come già detto), serva per tirare il fiato, per riprenderci da questa piccola corsa con 73% di pendenza. “Bones of Utopia” chiude in maniera eccezionale questo comeback del quintetto, col suo mix tra groove metal e metalcore, con parti evocative, epiche e maestose. Il finale poi, lo ammetto, mi strappa più di una lacrima.
Quindi a conti fatti un album più che sufficiente – perché i brani cattivi, al netto delle ingenuità di scrittura, sono molto gradevoli – che lascia grandi margini di miglioramento alla band per un terzo album che, spero, possa essere più centrato e a fuoco.
(7Degrees Records, 2024)
1. Funktion und Begriff
2. Gaia
3. Leviathan
4. My Eyes Closed
5. Drown
6. Manifold
7. Hysteria
8. Freedom Of People
9. I Am Demon
10. New Approach
11. Infinite Nothing
12. Sinn und Bedeutung
13. Bones Of Utopia