Con Mirror And Vie gli inglesi Sonance si azzardano in un’operazione che potrebbe costare caro o innalzarli a grande gloria. L’operazione cui facciamo riferimento è la composizione e scopo dell’album stesso, realizzato in maniera certosina per far sì che goda di animo proprio ma anche che possa fungere da “rinforzo” per i due fratelli maggiori Like Ghosts e Blackflower. Ai più attenti non sarà certo sfuggita l’analogia tra quanto i Sonance si sono proposti di fare e quanto invece fu già tentato dieci anni fa dagli immensi Neurosis con quel Times of Grace e il fratello gemello Grace realizzato dagli stessi sotto il moniker Tribes of Neurot.
La notevole differenza tra i due progetti sta nei componenti base. Se da una parte Grace integrava le atmosfere cui la violenza di Times of Grace aveva fatto a meno, dall’altra i Sonance, sia nel primo che nel secondo caso, non hanno mai ecceduto né da una parte né dall’altra, risultando sempre decisamente omogenei pur nelle enormi influenze sonore amalgamate nelle loro composizioni. In questo modo il fratellino minore vede la propria esistenza messa in dubbio, sia come singola composizione a se stante sia come complemento a due dischi che scarni proprio non sono. Abbiamo così deciso di analizzare Mirror And Vie sia ascoltandolo singolarmente sia simultaneamente ai due precedenti lavori dei nostri.
Like Ghosts/Mirror And Vie – In questo primo ibrido “Side A” e “Side B” vanno ascoltati insieme a “Side C”, che da sola copre tutti i quarantatre minuti dell’esordio dei ragazzi di Bristol. Il vantaggio di questo connubio è la natura medesima di Like Ghosts, meno eclettico e più violento e pesante del successivo Blackflower. Qui infatti le pesanti e violente atmosfere di “Side A” diventano soffocanti e stranianti, specialmente nei punti dove gli innesti di “Side C” risultano quasi in contro-tempo rispetto alla composizione base. “Side B” invece genera stupore per via del perfetto equilibrio che si viene a creare tra le due parti (è infatti la traccia più marcatamente ambient del disco) salvo poi generare sconforto e disperazione quando il violento finale sludge erompe, lasciando infine a “Side C” la conclusione delicata e dissonante del lotto. [8]
Blackflower/Mirror And Vie – A dispetto del precedente, il secondo parto dei Sonance si era già distinto per ecletticità e ricerca sonora, andando a pescare a piene mani dal post metal e dal post rock più atmosferico. Questo indubbiamente rende più difficile e meno efficace l’unione con “Side D”, il quale rinforza con le proprie dissonanze la sperimentale “Belgium/Blackflower” ma rimane nonostante tutto in secondo piano. In “Belgium” e in “Tearce” il risultato raggiunge i livelli più alti del lotto; infatti l’orchestrazione dei due pezzi (prettamente strumentali e scevri di violenza e distorsione) si unisce alla perfezione con gli elementi della seconda traccia di Mirror And Vie, cosa che difficilmente riesce quando la componente sludge sovrasta le frequenze ambient, come per le restanti tracce. Esperimento riuscito a metà ma che non inficia in alcun modo la bontà di Blackflower, solo dispiace non notare lo stesso netto e decisivo miglioramento che si notava nel caso precedente. [7]
Ascoltato singolarmente il terzo parto dei Sonance si pone invece idealmente come continuazione del primo Like Ghosts: il legame è già ben visibile dalla scelta di continuare la denominazione della tracklist, che procede con “Side C” e “Side D”. Immergendosi nell’ascolto si viene cullati dolcemente in un mare di nebbia, con delicati crescendo che smorzano immediatamente come fossero lente onde in un mare grigio e che si alternano a sezioni dissonanti e disturbate. Chi è esperto del genere non faticherà a trovare analogie coi nomi più famosi della scena, ma di analogie si tratta e niente più. Anche in una formula tanto diversa quanto affine al loro mood i ragazzi di Bristol sono riusciti a ritagliarsi una nicchia tutta personale.
A conti fatti diremmo che l’esperimento sia riuscito, forse maggiormente per Like Ghosts che per Blackflower, ma alla fine non si tratta di un insuccesso per il secondo caso. La capacità dei nostri di tentare laddove si sono spinti i giganti e il non fallire nell’impresa merita l’ammirazione di tutti quanti, e forse sarebbe il caso che musicisti così validi ottengano finalmente più meritata visibilità. Sia che vogliate immergervi in un ascolto separato, sia che vogliate impegnarvi in un amalgama sonoro ricco e corposo (lo consigliamo caldamente), quest’album dimostra la sua ragione d’esistenza e prende meritato posto nella discografia dei nostri. Per quanto ci riguarda, Mirror And Vie ha la fortuna di godere di due anime distinte complementari: elegante e delicato quanto disturbante e deviato.
(Autoproduzione, 2015)
01. Side C
02. Side D