(Autoprodotto, 2012)
1. Clogged Veins
2. The Past is Caging Us
3. Sister Tank
4. Worthless
5. Shrine
La scena triestina, negli ultimi anni, è salita alla ribalta in maniera clamorosa: i The Secret in primis, e più recentemente anche i loro ‘figliocci’ Grime, hanno goduto di un incremento di notorietà tanto improvviso quanto forse preventivabile; si, perché qualunque appassionato di queste sonorità avrà senz’altro notato come il trend del momento sembri essere quel mix di sludge, black metal e grindcore di cui le suddette band – in proporzioni variabili – si fanno alfiere da ormai qualche anno. Gli Ooze si inseriscono perfettamente in questo filone, collocandosi però in una dimensione più revivalistica. Nati da una costola degli Sloth Machine, gruppo interessante ma mai capace di imporsi e discostarsi in maniera tangibile dalle tante altre realtà del settore, i quattro propongono uno sludge decisamente canonico ma non privo di potenzialità; Sister Tank è il loro primo ep, uscito ormai da qualche mese e passato un po’ sotto silenzio.
Sin dai primissimi secondi di ascolto a materializzarsi nella nostra mente è soltanto un nome: Eyehategod. Gli Ooze non si nascondono, e sul loro Bandcamp si taggano proprio così, semplicemente “eyehategod”; una auto-definizione curiosa, che dice molto sui loro intenti: qui non si parla soltanto di ispirazione, di affinità musicali, si parla di assoluta venerazione per le semi-divinità di New Orleans. Ma, come già anticipato, non serviva il tag per capire dove i quattro sarebbero andati a parare: Sister Tank è composto da cinque pezzi che portano marchiati a fuoco i segni dello sludge novantiano; e oltre ai già citati leader del settore, troviamo echi di tutta la melma paludosa che possa venirvi in mente: Crowbar, Down e Iron Monkey. Insomma, roba grossa.
Peccato che le premesse non vengano rispettate fino in fondo. Sebbene il disco tutto sommato fili liscio, anche grazie ad una durata molto ridotta (venti minuti scarsi), la sensazione di trovarci davanti a qualcosa di già sentito è troppo evidente per essere lasciata in secondo piano. Chiariamoci: non si pretende, nel 2012, di ascoltare qualcosa di veramente innovativo; è giusto palesare, anche in maniera lampante, le proprie influenze. Ma un conto è proporre semplici variazioni sul tema, un altro è risultare oltremodo derivativi, come nel caso degli Ooze. Certo, i triestini sanno indubbiamente suonare, e i cinque pezzi nel complesso funzionano, ma è fastidioso ritrovarsi, durante l’ascolto, a cercare di ricordare dove si è già sentito un certo riff: era in un disco degli Eyehategod, o erano forse gli Iron Monkey? Ok, magari stiamo esagerando, ma il concetto è quello: gli Ooze sono ottimi musicisti, conoscono alla perfezione il genere che propongono e sanno anche comporre discretamente (non ci sono cadute di tono particolari); quello che gli manca è la personalità. Non faticheranno a ritagliarsi uno spazio nella scena, ma solo perché lo sludge è forse il genere che più ‘tira’ al momento: per ottenere un certo riconoscimento, però, che gli consenta di assumere anche una dimensione internazionale, serve ben altro. Sister Tank è un disco onesto, di una band che – è evidente – suona più che altro per divertimento e gratificazione personale; a maggior ragione, quindi, non possiamo che simpatizzare per gli Ooze, sperando che questo ep costituisca solo un antipasto per un full-length più personale e ricercato. Noi facciamo il tifo per loro.
6.0