(Czar Of Crickets Productions, 2015)
1. Containing The Tyrant
2. Emerging
3. I Belong
4. Southern Grave
5. Voice Within
6. Rising
7. Towering
8. Hydra
9. Dawn
10. Ascending
11. Death Dying
Gli Unhold, gruppo svizzero attivo da oltre vent’anni, mi impressionarono non poco in passato con le loro sonorità noise e un certo gusto nel creare melodie struggenti. Di loro non si seppe più nulla dopo l’ottimo Gold Cut, uscito nel 2008. Nel 2012 annunciarono il loro scioglimento, poi per un paio d’anni il nulla. Quando ho ricevuto il promo del nuovo disco dalla Czar Of Crickets Productions, oltre a essere ben lieto del loro ritorno sulle scene, ero curioso di sapere come in sette lunghi anni era mutato il loro modo di intendere la musica.
Il gruppo ha subìto un cambio di line up (il bassista e’ stato sostituito) ed è stata aggiunta in organico la tastierista e seconda voce Miriam Wolf. Avere tra le loro file un elemento del calibro di Miriam (polistrumentista e vero nucleo pulsante dei Crippled Black Phoenix) ha portato la band ad una maturità inaspettata. Il suono ora è meno ruvido e sopratutto le linee vocali sono profondamente cambiate: ci sono aperture melodiche a bilanciare lo scream dei lavori precedenti. Le parti heavy non mancano ma gli arrangiamenti delle tastiere rendono il suono più stratificato e meno immediato. L’iniziale “Containing The Tyrant” preserva la sue parti noise ma concede anche aperture di pianoforte che donano forte carattere al brano. Episodi come “Voice Within” e “I Belong”, carichi di un’emotività sacrale, sono un ulteriore passo verso l’ampliamento dello spettro sonoro del combo. I refrain ben congegnati con poderosi scream riportano alla mente l’indimenticabile Twinaleblood dei teutonici Pyogenesys, maestri nel mischiare potenza sonora e accattivanti ritornelli. La title-track è invece un brano strumentale, di una bellezza tale da rimanere attoniti per tutta la sua durata: chitarre lievi e voci in lontananza creano atmosfere post rock che ci fanno sentire immersi nel fitto di una foresta. Nel finale il disco vira in territori vicini al progressive, con canzoni dal lungo minutaggio e ben strutturate. Durante l’ascolto del disco si intuisce come l’urgenza espressiva sia stata sostituita da una sorta di saggezza che ha portato alla creazione di un album come Towering.
Per chi vuole avvicinarsi a qualcosa di complesso e ragionato che non risulti però pesante e prolisso, il lavoro degli Unhold è consigliatissimo. Per quello che mi riguarda, Towering è già tra i dischi dell’anno.
8.0