C’è chi ormai li dava per sciolti o scomparsi dalla scena e invece, rullo di tamburi, sono tornati in grandissima forma. Di chi stiamo parlando? Degli svedesi Gadget, formazione dedita al grindcore puro ed incontaminato in attività dall’ormai lontano 1999 ma della quale non si avevano più notizie da ormai svariati anni.
A ben dieci anni dall’ottimo The Funeral March i Gadget tornano a reclamare prepotentemente il proprio posto nell’olimpo del grind, con un disco nuovo di zecca intitolato The Great Destroyer, uscita che contribuisce a rendere marzo il mese del grind per eccellenza, grazie anche alle nuove pubblicazioni di Rotten Sound, Magrudergrind e Cliteater. “Enemies of Reason” è un vero e proprio assalto all’arma bianca: come i canoni di questo genere impongono si tratta di un brano rapido, incalzante, con riff taglienti ed abrasivi che si rincorrono gli uni con gli altri dando vita ad un sound frenetico e roccioso allo stesso tempo, riportando immediatamente alla mente i loro diretti concorrenti, i sopracitati Rotten Sound. Della stessa pasta sono fatte tutte le tracce più aggressive, come “Choice of a Lost Generation”, “Violent Hours (For a Veiled Awakening)” e “Forsaken”; risplende fra tutte “Pillars of Filth”, una vera e propria “fucilata in faccia” caratterizzata di riff incalzanti e poderosi, arricchita da un drumming terremotante in puro stile Nasum e Phobia. In “Dedication” i Nostri adottano ritmiche più groovy, rallentando un po’ i ritmi e sfoderando un “tupa-tupa” dannatamente accattivante attraversato da alcuni riff vagamente melodici che aumentano la resa complessiva del brano. Stesso discorso per “Collapse”, che sfrutta questa particolare abilità dei Gadget di riuscire ad inserire una vena melodica capace di fondersi perfettamente con la natura aggressiva dei brani. La chiusura viene infine affidata a “I Don’t Need You / Dead and Gone”, brano che supera i cinque minuti di durata partendo con una belluina aggressione frontale con tanto di stop ‘n’ go al fulmicotone per poi virare verso midtempos più armonici ammantati da lievi dissonanze di matrice crust/hc.
The Great Destroyer si può tranquillamente annoverare tra quelle pubblicazioni che lasciano il segno: potremmo definirlo una piccola perla del grindcore, un album che sviscera il genere in tutte le sue sfaccettature senza la presunzione di volerlo snaturare o ibridare con strampalate sperimentazioni. Inoltre, in molto brani è presente quella vena melodica che incredibilmente riesce a rendere ancora più estrema la proposta dei Gadget, facendo risultare i brani più efficaci ed accattivanti. Se vi definite fans del grindcore correte subito ad accaparrarvi questo disco.
(Relapse Records, 2016)
1. Enemies of Reason
2. Känslan (Post Patch Anxiety)
3. Pillars of Filth
4. Choice of a Lost Generation
5. From Graduation to Devastation
6. Dedication
7. Violent Hours (For a Veiled Awakening)
8. The 02666 Heritage
9. The Great Destroyer
10. Down and Out
11. In the Name of Suffering
12. Lost on a Straight Path
13. Forsaken
14. Collapse
15. The Lack of Humanity
16. Svart hål
17. I Don’t Need You / Dead and Gone8.5