“Gimme indie rock!”, urlava Lou Barlow in un celebre brano dei Sebadoh: erano gli anni Novanta e per affermare la propria indipendenza musicale bisognava suonare sporco e a bassa fedeltà. Sono passati anni da allora e la tendenza si è completamente ribaltata, l’indie passa dal pop e dal rock più raffinato. A cavallo tra queste due generazioni troviamo i Gram, un quartetto romano che con il loro How Can I Say? è riuscito a costruire un solido ponte tra questi due diversi approcci alla musica.
La prima parte di questo album deve molto ai Built To Spill ed al loro rock di fine millennio.
Ci si allontana dal grunge, anche se si percepiscono alcuni riferimenti, per dare spazio ad una musica più ariosa e pulita: le componenti principali sono dunque chitarre morbide, voce e melodie malinconiche, inserite in brani dalla struttura complessa ma di facile ascolto. “Crazy Vegans” e “Thirsty Animals” sono l’esempio perfetto di questo stile: meno big muff, chitarre cristalline ma non prive di un certo graffio. Oltrepassata la metà dell’album le tracce si fanno più muscolari, i Gram tirano fuori il blues, le distorsioni escono liberatorie, i riff incalzano, ed escono fuori i colpi migliori, come “Team Work Deficit” e “Nails”.
How Can I Say? è un album dalle tante sfaccettature, nel quale si respira il rock nelle sue forme migliori. I Gram riescono a comporre pezzi raffinati con grande naturalezza e professionalità e l’addizione di tutte queste cose rendono obbligatorio l’ascolto dell’opera.
(New Sonic Records, 2016)
1. Sun burns in California
2. Crazy Vegan
3. Thirsty Animals
4. Southern – Western
5. Ashtray
6. Junk DNA
7. Teamwork Deficit
8. Nails
9. Locus Amoenus
10. Home Fruit (Space Ambulance Take 5 in the Castle)