Terza prova per i Cough, che anche in questo Still They Prey mantengono, in linea di massima, il loro suono doom / sludge / stoner, esplorando ancor di più i propri miraggi e paesaggi sonori usando polveroso rock e desertica psichedelia. I riff slabbrati e i mirabolanti trip della band fanno da superba cornice a questo lavoro decisamente riuscito, colonna sonora azzeccata di storie macabre e oniriche.
I Cough in questa occasione accantonano parzialmente la loro anima sludge, conservandone però i tempi lenti, cadenti e sulfurei; l’incedere ripetitivo e incalzante, fatto di feedback, riverberi, fuzz, wah wah, suoni stordenti e plumbei creano un suono davvero pieno e malevolo, impreziosito da vocals avvolgenti, maligne e disperate. Tra i brani più significativi evidenziamo il trittico “Haunter Of The Dark” / “Possession” / “Dead Among The Roses”, nel quale i Cough fanno capire chiaramente come gli Electric Wizard siano la loro primaria fonte di ispirazione, insieme ad alcune cose di Saint Vitus, Black Sabbath e una buona dose onirica di Sleep. Appare anche una ballata semi acustica, che dà il titolo all’ album: si tratta di un brano triste e di matrice folk, con una voce che seduce e ammalia l’ascoltatore.
I Cough ci regalano un ottimo album, dedicato a tutti quelli che amano le atmosfere lovecraftiane, a tutti quelli che amano le band citate poco sopra, il rock venato di blues, il prog e sopra ad ogni cosa quelli che amano i suoni pachidermici e acidi.
(Relapse Records, 2016)
1. Haunter Of The Dark
2. Possession
3. Dead Among The Roses
4. Masters Of Torture
5. Let It Bleed
6. Shadow Of The Torturer
7. The Wounding Hours
8. Still They Pray