01Da pochi giorni è uscito il nuovo disco dei bolognesi The End At The Beginning. Certamente non potevamo perderci l’occasione di scambiare due parole con una band “di casa” tanto promettente. I ragazzi ci hanno parlato del loro nuovissimo Revelations, della loro etichetta e tanto altro. Godeteveli!
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di GOTR. Come procede l’uscita del nuovo Revelations?
Per ora tutto molto bene, abbiamo esordito entro i primi 100 album più comprati nelle classifiche metal USA di iTunes e le persone che hanno comprato il disco ci mandano messaggi e tweet esprimendo giudizi molto positivi. Siamo contenti!
Come mai avete scelto questo titolo?
Il titolo Revelations è la trasformazione del concetto che avevamo espresso nel nostro primo album Appearances, in cui abbiamo espresso la nostra impressione, forse un po’ acerba, della società moderna e della condizione umana di oggi, dettata appunto dall’importanza che viene data all’apparenza delle cose. Revelations affronta temi molto simili ma molto più crudi e tetri: tutto ciò che prima appariva diventa “rivelazione” negativa e difficilissima da affrontare. Temi considerati positivi, come l’amore, la famiglia, la fede, vengono ribaltati e visti da una prospettiva meno idealistica e più reale e tangibile, affiancati da temi altrettanto presenti come la morte, l’apatia e la perdita. Tutto viene affrontato in chiave negativa per poi andare a scovare il punto debole e utilizzarlo per trovare una soluzione positiva, appunto la “rivelazione”.
Revelations è un concept? Parlateci di questo nuovo full length.
Non lo consideriamo un vero e proprio concept album, poiché le canzoni sono abbastanza varie musicalmente e i temi toccati sono tanti. Come ho detto prima, però, vi è un fil rouge che lega tutte le canzoni, che è la ricerca della rivelazione positiva anche nei momenti più tetri.
Come vi siete conosciuti e come scrivete i vostri pezzi? C’è un principale compositore?
Dunque, io (Lorenzo), Filippo e Andrea abbiamo sempre avuto la stessa passione per la musica e abitiamo a pochi chilometri di distanza; ci conosciamo da quasi una decina d’anni, quindi come puoi immaginare i primi a trovarci in sala prove a strimpellare siamo stati noi. Alessandro si è unito dopo un mesetto che provavamo, mentre Nicola ha sostituito il nostro primo cantante Marco, che ha deciso di procedere in un’altra direzione dopo qualche mese dalla formazione. Di solito concentriamo molto il periodo di composizione in alcuni mesi dell’anno, partendo da un’idea, un riff di chitarra o a volte un chorus. Siamo tutti quanti piuttosto coinvolti in periodo di composizione, anche se ovviamente c’è chi ha più tempo da dedicarci e magari produce qualcosa in più degli altri, quindi non me la sentirei di dire che ci sia un compositore principale.
Dove prendete l’ispirazione?
Dipende. Musicalmente parlando, tutto è diventato molto più difficile da rendere originale e figo allo stesso tempo, soprattutto in un genere come il nostro. A volte ci sono idee che vengono fuori ascoltando gruppi dello stesso genere, che spesso servono da input per rimanere in tema, mentre l’influenza che hanno altri generi musicali (pop compreso) per noi è diventata essenziale nel dare colori diversi ai nostri pezzi e alla nostra sonorità. Non cerchiamo mai l’originalità estremizzata, anzi, molto spesso le cose che a noi piacciono maggiormente sono molto più semplici e intuitive da realizzare e ascoltare, però è anche vero che ci divertiamo nel provare diversi effetti e sorprese particolari da piazzare nei nostri brani.
Parliamo della casa discografica americana Famined Records. Come vi ha conosciuto e come vi ha supportato per l’uscita del disco?
Ci hanno contattato loro un anno fa poiché erano rimasti molto colpiti da uno dei brani di Appearances, “Forgive Or Forget”. Dopo le registrazioni di Revelations abbiamo valutato il da farsi e abbiamo scelto di lanciare il nuovo disco con loro, dopo quasi un anno dalla proposta iniziale, spingendoci come si deve su tutti i canali e contatti che potevano raggiungere. Sono un punto fermo su cui appoggiarsi nel percorso che stiamo facendo, sono onesti, diretti e incredibilmente pazienti con noi, poiché per noi è il primo contratto vero e proprio. Sono dei bravi regaz.
Suonate in altre band o siete tutti concentrati sui TEATB?
Io e Andrea per adesso siamo concentrati su questo progetto, Alessandro suona negli He Comes Later, altra band che fa parte del collettivo Nuke Crew come noi, Nicola ha un paio di progetti con i regaz dei Damn City e Bombay (sempre Nuke Crew homemade), mentre Filippo ha cominciato da qualche tempo a lavorare con diverse band per le registrazioni in studio.
Avete tour in progetto? Con chi vi piacerebbe condividere il palco?
Stiamo valutando le possibilità di fare un paio di tour in Europa quest’anno, non posso dire altro. Non ci sono band precise con cui ci piacerebbe condividere il palco, anche perché la maggior parte sono italiane e undergound, quindi purtroppo dovrei farti una lista che intaserebbe la webzine.
Un parere sull’underground bolognese e italico.
Bologna è la città degli artisti creativi, possiede una genuina base di varietà artistica che, a parer mio, batte tutte le altre città di Italia. Questo viene confermato dall’incredibile varietà di band con sfaccettature diverse che nascono ogni anno, roba da non stare al passo coi tempi. Per quanto riguarda il nostro genere, in Italia c’è tanta qualità a livello undergound di cui la maggior parte degli ascoltatori del genere non è a conoscenza, dato che purtroppo si fa fatica ad alzare gli occhi dal computer e il culo dalla sedia. Penso che la differenza fra le band la faccia il palco e lo show che viene proposto, poiché oggi con qualche soldino anche la band più becera riesce ad apparire pro sull’Ipod. Ci sono tantissime realtà in Italia, come Nuke Crew a Bologna, che offrono a tutte le band la possibilità di esibirsi su un palco figo e che creano una situazione per la quale il pubblico è lì per divertirsi, a prescindere da chi suona meglio. Sta a te convincerli che vale la pena fermarsi al tuo tavolo del merch e chi se lo merita viene premiato, non chi ha il portafoglio più grosso o chi affonda gli altri per fare emergere sé stesso.
Grazie per l’intervista ragazzi ed in bocca al lupo per tutto. Concludete l’intervista come volete.
Ringraziamo di cuore Nico per questo spazio e per il suo tempo. Tao.