I Dead Witches sono un nuovo progetto, che vede tra le proprie fila il batterista Mark Greening (Electric Wizard, With The Dead) e la cantante Virginia Monti (Psychedelic Witchcraft), dedito in maniera fin troppo prevedibile, al doom metal occulto con voce femminile, contaminato da qualche lieve spruzzata di stoner e di psichedelia. Oramai è la moda del momento seguire questo particolare (neanche troppo) filone musicale, che con il tempo ha sfornato una cascata di bardi, tra cui questo quintetto, che arriva al debutto nel febbraio 2017, chiamato Ouija.
Debutto che, dopo un intro ambientale dispersa tra pioggia, linee di basso grasse e mortifere e lugubri note di tastiera, porta alla seconda traccia intitolata “Dead”. Traccia riflettente tutti gli aspetti musicali che si andranno ad incontrare nel resto del disco, ovvero velocità rallentata, chitarra fumosa e stordente e più in generale un sound doom sporco e polveroso. Ciò che lascia perplessi è che, ascoltando l’album, tutto risuoni statico e senza un minimo di voglia di andare oltre lo sterile concetto di oscurità con vocals ad opera di qualche donzella. In questo caso poi, la procace Virginia, si ritrova ad intonare strofe su strofe davvero insapori, offrendo una performance parecchio inferiore rispetto alla decisamente migliore grinta che offre nell’altra sua band. Il continuo uso di effetti al microfono, sbiadiscono quanto di buono la sciamana avrebbe da offrire, specie se il lavoro di batteria non si limita al solito pestaggio, ma ad un certo modo di percuotere elegante (quasi jazzy, specie in “Drawing Down The Moon”) e più morbido in confronto ad altri colleghi. Il resto della band non si distingue particolarmente, ma nel complesso è il modo di scrivere i brani, troppo gonfio di cliché, che tende a far perdere forza ed intensità con lo scorrere del minutaggio (“Mind Funeral” o la finale “Sometimes Dead Is Better”). Nonostante assolo di buona fattura tutto risuona fiacco per una grossa percentuale offrendo davvero poco in quanto a sostanza.
Da musicisti, che sicuramente non sono dei novellini, ci si aspetterebbe un album esplosivo e con i (sia concessa la volgarità) controcazzi, ma quello che ci si ritrova per le mani è un semplice e banale album, che scomparirà presto nel mare delle uscite discografiche. E ciò è davvero un peccato enorme.
(Heavy Psych Sounds, 2017)
1. Intro
2. Dead
3. Drawing Down The Moon
4. Ouija
5. Mind Funeral
6. A World Of Darkness