Americani, formatisi nel 2008, i Pallbearer sono una formazione doom metal sicuramente particolare. Del doom incarnano sì i ritmi pesanti, le tendenze generali ed i suoni, ma fin dal debut Sorrow and Extinction hanno mantenuto un’accessibilità al pubblico senza pari, rinnovata e invigorita dall’eccellente successore Foundations of Burden. Pur portandosi dietro forti reminiscenze di Paradise Lost e dei primissimi Katatonia, la musica dei Pallbearer fa del suo carattere saliente l’equilibrio tra riff-macigno, ritmiche tipicamente doom ed un cantato cristallino eseguito unicamente in pulito, con numerosissime armonie e linee melodiche intrecciate. Naturalmente la chiave per il successo di una tale formula è quanto, effettivamente, si possano mantenere in bilico caratteristiche così (apparentemente) differenti.
L’intro di Foundations in “Worlds Apart” era un riff epico, tremendamente catchy, ripetuto più volte a mo’ di refrain. Un po’ un riassunto di ciò che sarebbe stato il disco: massiccio, melodico, orecchiabile. “I Saw The End”, in questo caso, svolge lo stesso compito con risultato diverso. La composizione è infatti evidentemente più complessa e studiata, l’ascolto meno easy. La componente più puramente metal lascia spazio a composizioni dall’evidente gusto progressive rock, tra echi floydiani e ombre dei Genesis. Heartless si costruisce meno come disco metal e molto più come opera di rock classico, come rendono evidenti la maggiore morbidezza dei passaggi di transizione ed i suoni stessi, più puliti ed “affinati” che mai. Un plauso dovuto va in questo caso al lavoro di produzione, effettuato dalla band stessa completamente in analogico, garantendo una chiarezza ed al contempo autenticità dei suoni di indubbio valore.
È necessario un orecchio attento (e più ascolti) per cogliere tutte le sfaccettature di Heartless, opera costruita su più livelli che fa della profondità il suo punto di forza; nei suoi sessanta minuti il disco corre sì il rischio di risultare pesante ad alcuni, ma lievi variazioni sul tema (vedasi il semi-sludge metal di “Cruel Road” o le vocals sofferte di “Dancing in Madness”) permettono ai Pallbearer di diversificare a sufficienza la proposta. Nel complesso, il nuovo Pallbearer si configura come un disco più morbido dei predecessori, ma indubbiamente più complesso, strutturato e profondo.
(Nuclear Blast, 2017)
1. I Saw The End
2. Thorns
3. Lie Of Survival
4. Dancing In Madness
5. Cruel Road
6. Heartless
7. A Plea For Understanding