Forever Comes to an End è il secondo album di Bjørn Riis (senza scordare la sua partecipazione ai progetti Airbag e Oak), pubblicato per la Karisma Records ad un anno dall’ultimo lavoro. Al suo interno troviamo tracce fortemente influenzate dal prog rock attuale come da quello storico; in particolar modo si può apprezzare una certa vicinanza ai Porcupine Tree ed ai Marillion principalmente sullo stile vocale, ma anche sulle linee di chitarra. Riis non nega, inoltre, di essere influenzato da Tony Iommi e da Zakk Wylde per i riff più cupi e da David Gilmour e Steven Rothery per le melodie più sognanti.
L’album parte con la title track che ci trascina nell’atmosfera di questo lavoro grazie alle chitarre incalzanti e ad una sezione ritmica ben studiata che fanno passare ben otto minuti senza che l’ascoltatore possa rendersene conto, a questo punto subentra “Absence”, brano che con atmosfere floydiane ci guida dritti dentro la ballad “The Waves”. “Gateway” ci riporta su tempi rapidi supportati da riff aperti e presenti di chitarra mentre, quasi per contrasto, “Calm” ci tiene sospesi in una atmosfera surreale fino a “Winter” che, dapprima calma, poi incalzante ed infine sabbathiana, ci fa capire quanto Riis sia in grado di comporre e miscelare atmosfere diverse. L’album non poteva concludersi meglio che con un malinconico “Where are you now” in cui ci si lascia andare dolcemente fino alla fine della traccia.
A ben vedere quest’album non propone novità, ma rielabora il progressive rock in modo da non essere stantio o fine a se stesso: passando da un brano al successivo, si possono ascoltare sonorità del tutto differenti fra loro, ma talmente ben collegate da percepire l’album come un continuum senza brusche interruzioni.
(Karisma Records, 2017)
01. Forever Comes to an End
02. Absence
03. The Waves
04. Getaway
05. Calm
06. Winter
07. Where are You Now