Sono passati cinque anni, e probabilmente in pochi si ricorderanno di loro, ma per quei pochi gli A Flower Kollapsed sono un gruppo cult, specie per il loro ultimo canto del cigno, l’omonimo full length uscito per Macina Dischi e Shove Records, di cui parliamo oggi.
Sono nove tracce in cui gli AFK ci prendono a calci in pancia a suon di mathcore grezzo e lancinante. Eccezion fatta per quell’unicum che è “Poisoned Tissue”, brano che supera i cinque minuti, un esperimento a parte di noise che ha sviluppi interessanti anche nel resto del lavoro. Difatti il mathcore degli AFK si contamina qua e là di noise, ma solo quando è il caso. In quella mina che è “Animals”, ad esempio, oppure nella ferrigna “Revolt” che si trascina sbilenca riavvolgendosi costantemente e che stordisce nel suo finale noise. O ancora nell’intro dissonante dell’opener “Maimed” che da il là al loro mathcore impregnato nel caos. La chitarra, coi suoi dedali, taglia la faccia (“Details”) e le sue corse soffocanti si reggono spesso su tanti bei momenti di math rock. Così nel classico assalto all’arma bianca di “Mud” o nell’apparente irriducibile violenza di “Uniformity”. La gemma più preziosa è sicuramente “All Nature is My Nature” con una voce consapevolmente scomposta, urlata alla bell’e meglio, che è un piacere per le orecchie, parti corali ubriache e frescone e un impressionante zelo musicale. Vale a dire una ricercata trascuratezza di matrice punk e hardcore da un lato, e dall’altro la meticolosa acribia con cui hanno dato corpo ai loro brani.
Come si ebbe a esprimere, secondo il Vasari, Brunelleschi alla morte di Masaccio, allo stesso modo, con lo scioglimento degli A Flower Kollapsed, “noi abbiamo fatto una gran perdita”.