I Soldat Hans vengono dalla Svizzera e per il loro secondo lavoro, intitolato Es Aut, riescono nel non facile compito di svecchiare la formula del post-metal più tradizionale in qualcosa di nuovo e davvero interessante.
Fin dal nome la band denota una certa fascinazione per il gusto romantico. Il soldato Hans è il protagonista di una favola non molto conosciuta dei fratelli Grimm: Il fuligginoso fratello del diavolo. Leggetela, non è per bambini, ve lo garantisco. Le atmosfere sognanti e paurose dal gusto tipicamente mitteleuropeo prendono forma in Es Aut. Diviso in tre momenti il lavoro placidamente si dipana con un flusso lento e inesorabile. Il disco parte con “Story of the Flood”: le ritmiche doom fanno da traino a tappeti di sample e chitarre che mai vogliono increspare la superficie del fluido sonoro che viene a crearsi. Immaginate le atmosfere plumbee dei Bohren & der Club of Gore che con una naturalezza incredibile diventano furia dai toni post-metal. I veri tratti peculiari della proposta sono l’uso della tromba, protagonista dei momenti melodici più interessanti e le vocals. Il cantante riesce a creare paesaggi languidi con armonizzazioni vocali clamorose che passano a scream viscerali mantenendo naturalezza nell’ascolto. La cura degli arrangiamenti è maniacale: provate a sentire “Schoner zerbirst, Part II” che parte con poche note appena accennate diventando un armageddon nel finale. Ogni passaggio è una pura goduria per le orecchie, nessuna nota fuori posto, nessuna scontatezza.
Un plauso al lavoro di Philip Harrison per registrazione e mix e al mastering di Magnus Lindberg, vero riferimento per il genere. Entrate anche voi con il soldato Hans nel buio della foresta. Non ne vorrete più uscire.
(Wolves and Vibrancy, 2018)
1. Story of the Flood
2. Schoner zerbirst, Part I
3. Schoner zerbirst, Part II