In seguito allo split con i Closet Disco Queen, il trio degli Heads. ha pubblicato il nuovo full length dal titolo Collider per This Charming Records e Cargo Records.
A partire da “At The Coast” emerge la struttura duale, a filigrana, dell’album: le distorsioni tipiche del noise rock si affiancano alla voce che è essa stessa parte integrante della instrumental, non mera sovrapposizione ad essa, mentre dal caos emerge una struttura chitarristica melodica curata, chiara e graffiante. Melanconica “Urges”, ricca di distorsioni alla Slint, ricorda i cari anni ’90 senza però essere una riproposizione imitatrice dei tali. “Last Gasp Shout”, concettualmente correlata a “Wolves at the Door” è magnetica e lascia un sensazione di vacuità interiore, il deserto descritto dal testo della canzone si fa interiore ed emozionale; con un riff dalla melodia straziante, indaga la perdita di senso della vita e del sé. Infine, la necessità di prendersi del tempo per ritrovarsi e stare bene: questo è il tema di “Wolves at the Door”. D’altra parte, “Mannequin”è la traccia più “incazzata” dell’album. Le distorsioni si fanno prepotenti, disturbanti; la voce stessa ad un tratto è urlata e distorta. Mentre, “Smile” è sarcastica e tagliente e per ciò ricorda i Soundgarden di Badmotorfinger, “Collider” riduce all’osso gli elementi portanti dell’album, ovvero la chitarra e la voce, dando vita ad un duo quasi grunge, in particolare ricorda “Death to Birth” dei Pagoda. “Youth” è ipnotica, ingurgita l’ascoltatore in una spirale di introspezione e riflessione sull’inutilità di tutto di fronte alla morte, concludendosi con un connubio tra noise rock e jazz per creare un tripudio caotico di sofferenza.
Magnetico ed ipnotico, Collider è l’emblema dell’equilibrio tra l’estrema attenzione ai dettagli e alla sottesa musicalità e il sound ruvido e grezzo, merito anche della produzione di Magnus Lindberg dei Cult Of Luna. Uno dei pregi di questo album è il fatto che la voce non sia sovrapposta alla base musicale, quanto piuttosto sua parte strutturante: infatti, essa – adoperata, dunque, come ulteriore strumento musicale – si confonde con il sound sludgy della chitarra, il che rafforza la permeante tristezza. Nostalgico e sensuale, post e noise rock, l’album trasporta l’ascoltatore in un viaggio introspettivo attraverso distorsioni dilatate, accompagnate da una voce narrante profonda e perlopiù parlata, talvolta screamo, che indaga sul senso e sull’utile dell’esistenza. A tal proposito il viaggio nel deserto è metafora della perdita di certezze e di appigli, una tabula rasa per cui si sente la necessità di costruire da capo e di ricongiungersi con se stessi.
(This Charming Man Records, Cargo Records, 2018)
1. At The Coast
2. Urges
3. Last Gasp Shout
4. Mannequin
5. Smile
6. Wolves At The Door
7. Samsa
8. To Call And Let It Ring
9. Collider
10. Youth
8.0