I Green Druid sono un’oscura band dal Colorado sulla cui storia non si hanno molte informazioni. Il quartetto americano pubblica nel 2015 un EP omonimo per poi arrivare nel 2018 il vero e proprio debutto discografico chiamato Ashen Blood. Assimilabili per molti versi a band come Sleep o Electric Wizard la compagine d’oltreoceano va diritta al punto con uno stoner/doom parecchio massiccio ma non così scontato come si potrebbe pensare.
Siete avvisati. Il disco è davvero lungo ed ogni traccia necessita pazienza per il loro essere varie, cosa che non ci si aspetterebbe in album come questi. Le mazzate sui denti partono fin da subito con “Pale Blood Sky”, lentissima e fumosa con degli intarsi vocali sabbathiani davvero intriganti ma non ci si adagi troppo in quanto compaiono dei break pieni di accelerazioni dove la sezione ritmica mostra i muscoli. Non potevano non mancare degli sfiziosi intermezzi psichedelici e delle melodie ben integrate ridotte all’osso. Il quadro potrebbe essere completo ma il viaggio sonoro prende altre vie come nell’infernale “Agoraphobia” con delle note catacombali allungate fino allo sfinimento condite da un malvagio screaming nel finale. Le atmosfere sono opprimenti e nerissime pur conservando un certo trip mentale, i riff di chitarra spesso tendono ad essere disturbanti e malsani ma in taluni casi si prodigano in assalti stoner distruttivi mischiati a rallentamenti doom che causano l’headbanging senza nemmeno rendersene conto (“Cursed Blood”). Appaiono anche episodi più quadrati come “Dead Tree” (dalle sfumature epiche) e la devastante “Ritual Sacrifice” come pure delle concessioni all’evergreen Hendrix nella ritmata “Rebirth” che vede al suo interno voci effettate, un mood space/post rock, un assolo di classe ed un bombardamento ritmico da infarto.
La finale “Nightfall” è una traccia dal sapore ambient piena di suoni e rumori per concludere il viaggio mistico del disco, una sorta di compromesso con l’ascoltatore per portare relax o anche il riposo eterno, all’ascoltatore l’ardua sentenza.
Ashen Blood è già uno dei personali highlight dell’anno per il sottoscritto. Disco con suoni mostruosi, dal songwriting forte e ben delineato, che nonostante non sia molto originale scorre bene ed invoglia a riascoltarlo per cogliere ogni più piccola sfumatura. Super!
(Earache Records, 2018)
1. Pale Blood Sky
2. Agoraphobia
3. Dead Tree
4. Cursed Blood
5. Rebirth
6. Ritual Sacrifice
7. Nightfall