Che la filmografia classica, horror e fantascientifica, sia un’immenso bacino di ispirazione per il panorama doom/stoner/psych è più che assodato, essendo l’immaginario delle opere filmiche oggi definite “cult” riproposto sin dagli albori di questa scena. A fare diventare tale ispirazione una vera ragion d’essere e pilastro portante della propria produzione sono gli ÖFÖ AM, power-trio stoner rock strumentale di Montpellier (FR) presente nella scena dal 2009 e con all’attivo un EP, un precedente full-length ed due spilt, di cui un prestigioso metà disco condiviso con Karma to Burn distribuito via Napalm Records. A distanza di sette anni dal precedente sopracitato full-length, ÖFÖ AM tornano a proporre in questo formato un album che continua la loro saga e ribadisce la passione della band per i tentacoli, difatti, così come nelle release precedenti il personaggio dell’Octaman viene riproposto, insieme ad altre vicende e personaggi legati ad un immaginario sci-fi la cui componente narrativa è al centro della proposta del power-trio francese. Il nuovo lavoro prende il nome di Tales From Outerspace: An Octaman’s Odyssey e si è avvalso di svariate label per la pubblicazione in due formati, ovvero in vinile (Rejuvenation Records, Gabu Records, Slow Death e Not a Pub Records) e in digitale (Lost Pilgrims Records).
L’album si apre con “باماكو (Bamakö)” esponendo fin da subito il concetto narrativo che caratterizzerà tutto l’album, ed appunto, come intuibile dal titolo, questo intro è costituito in gran parte da suoni e voci che portano a delle atmosfere da mercato africano, o magari ad un pianeta ispirato a tale tematica. Subito dopo si inserisce l’intreccio dei tre strumenti, che sa avvalersi sapientemente di synth e sound fx per rendere le immagini proposte ancora più vivide e suggestive, facendo facilmente immergere l’ascoltatore in atmosfere fantastiche al di fuori di questo mondo. Entrando nel pieno dell’esecuzione già dalla seconda traccia, in “Gergövie” sono riconoscibili i tratti peculiari del migliore stoner rock, riportando ai fasti dei Karma to Burn, Corrosion of Conformity e primi Queens of the Stone Age.
A conferma della maestria artigianale riposta nella produzione del disco vi è l’attenzione posta nella texture degli strumenti, quantomai importante data l’essenza strumentale del lavoro. Tale componente di qualità spicca particolarmente nella terza traccia “Eddy’s Funeral” in cui sia fa più prominente il ruolo di lead della chitarra di Nicolas Lebrun, che come la tradizione del genere suggerisce, annette in se anche il ruolo cantabile di ipotetiche vocals. Nel medesimo brano sono particolarmente apprezzabili le linee di basso di Geraud Jonquet che risultano caratteristiche, originali e che ora svolgono un supporto di unisono, ora portano avanti il brano assumendo una funzione melodica e di leading. Nota di merito al riguardo è proprio il tono del basso, giustamente overdriven, dosato senza esagerazione ed inserito con naturalezza nel contesto sonoro dato del resto del quadro sonico della band.
A ribadire il focus sulla narrativa al centro della proposta degli ÖFÖ AM consegue “Eye Öf The Öctöpus”, che, date le sue caratteristiche descrittive, non sarebbe inopportuno immaginare come soundtrack per un film classico di fantascienza, o addirittura contestualizzare il brano in un edit per una sigla di un telefilm di fantascienza risalente ad almeno trent’anni or sono. “Tears Öf Cönstellation” assume brillantemente un carattere epico, ma comunque in linea con il resto dell’album che porta l’ascoltatore nelle profondità di uno spazio sconosciuto ed entusiasmante da esplorare, in cui a farla da padrone sono i synth di Arno Riva, non limitati solamente a delle fasce sonore e fx di riempimento d’atmosfera, bensì ricoprono qui il ruolo di leading, ed in questo scambio di lead tra gli strumenti risiede una caratteristica compositiva peculiare della band, che non solo riporta alla discorsività degli strumenti tipica del rock settantiano, ma esplicita la consolidata esperienza dei musicisti in gioco. Di questa poliedricità si tinge anche “Symphöny Öf Tentacles” in cui vengono inseriti gli elementi di una sinfonia orchestrale folle, risultando in un atto riempitivo di contenuti creativi. Tale elemento sinfonico ed effettistico può strappare un sorriso, ma esso non rimane fine a se stesso, lasciando presto posto a dei riff di qualità, intensi e groovy di fronte ai quali. sarà difficile rimanere impassibili.
L’originalità è un elemento di fondamentale rilevanza nella caratterizzazione degli ÖFÖ AM, per cui verrebbe da pensare che non riuscirebbero a non essere fedeli a se stessi neanche volendolo fare apposta, proprio come dimostrato in “The Battle Öf…”, il cui atto di tributo è evidente. Il suddetto brano si muove nel campo dell’hard n’ heavy che richiama i Motörhead nel loro mood selvaggio da scorribanda, pur non scandendo mai in una mera imitazione, facendo così legare lo stile e le caratteristiche proposte dagli ÖFÖ AM unicamente a se stessi. Dunque è la traccia di chiusura “(The) Darkest Höur (Öf my Life)” a fornire un quadro completo dell’album, che avrà fatto il suo corso scorrendo limpidamente, quasi non facendo accorgere l’ascoltatore di avere viaggiato attraverso dieci tracce di energico stoner la cui materia è viva, supportata da una fantasia irrefrenabile che viene lasciata scorrere senza riserve. I dieci brani sono particolarmente brevi, come a volere rappresentare con ognuno di esso un capitolo del racconto di Tales From Outerspace: An Octaman’s Odyssey, il cui brano di chiusura del full-length ne rappresenta la manifestazione più estensiva con i suoi 5:11, scelta che comunque risulta azzeccata dato il contesto in cui la band si colloca.
Un’osservazione costruttiva va mossa circa l’unica pecca dell’album riguardante l’essersi spinti al limite del cliché con l’inserimento, in quasi tutti i titoli dei brani, della ö (umlaut), stereotipo di un certo frangente di musica rock/metal, oggi anche piuttosto inattuale, che risultano piuttosto fuori contesto. Nonostante il voler trovare una giustificazione autonomamente, questo tipo di scelta è presentata in maniera piuttosto gratuita e al limite della parodia.
Sebbene non lo sia dichiaratamente, l’album può essere definito come concept, presentando esso svariati personaggi ed avvenimenti tenuti tutti insieme dallo stesso filo conduttore narrativo. I racconti proposti nel viaggio vengono portati in vita di volta in volta dalle parole degli strumenti, il cui scopo è quello di delineare nella mente dell’ascoltatore solamente i tratti guida dell’immaginario proposto dalla band di Montpellier, non scendendo volutamente troppo nel dettaglio, ma comunque fornendo gli elementi necessari per un viaggio tra costellazioni di galassie sconosciute, in modo che sia fantasia del fruitore ad avere il compito di rendere nitide le immagini ed i personaggi sci-fi di Tales From Outerspace: An Octaman’s Odyssey. Traccia preferita: “(The) Darkest Höur (Öf my Life)”
(Rejuvenation Records, Gabu Records, Slow Death, Not a Pub Records, Lost Pilgrims Records, 2018)
1. باماكو (Bamakö)
2. Gergövie
3. Eddy’s Funeral
4. Eye Öf The Öctöpus
5. Tears Öf Cönstellation
6. Terror is Öctaman
7. Symphöny Öf Tentacles
8. Anarchö Shivaïst Regency
9. The Battle Öf…
10. (The) Darkest Höur (Öf my Life)6.5