Immaginate un film che riesca a descrivere la storia di alcuni personaggi che trovano finalmente tranquillità dopo gravi vicissitudini. Non si tratta di una pace splendente, ma di una quiete contaminata da un velo di instabilità tipica della navigazione dopo una burrasca. La luce salvifica vi arriva a sprazzi, come diffrazioni viste dal fondo dell’oceano. Se questo disco fosse un colore, questo sarebbe sicuramente il blu. La colonna sonora di una tale opera potrebbe essere perfettamente rappresentata dall’ album dei Blueneck (sotto la label di culto Denovali) che, per loro stessa ammissione, ha lo scopo di accompagnare lo svolgersi di un film da girare. Il post rock degli inizi è mascherato e dilatato su spazi aperti tipici dell’ambient più loud ed evocativo. L’idea non è originale, ma indubbiamente ben fatta, traendo giusto insegnamento da evidenti ispirazioni quali Sigur Ros, Bark Psychosis, Tim Hecker e Silver Mt. Zion. Trenta minuti di immersione in luoghi sconfinati, ma coerenti come la musica ricreata, che raramente sfocia in crescendo altrimenti prevedibili, e si dirige verso climax omogenei e intriganti. Tuffatevici prima che torni la tempesta.
Condividi questo post