Il monicker Kludde ai più non dirà nulla, e invece la band di Aalst (Belgio) è in giro addirittura dal 2001, seppur a scartamento dirotto: In The Kwelm è infatti appena il secondo full-length del combo fiammingo. La tenacia della band è stata oggi premiata da un contratto con la connazionale Consouling Sounds, sempre molto attenta a tutto quello che si muove nell’underground belga.
Rispetto alle proposte più consuete della label, più versata nel post, gli Kludde si muovono tra black’n’roll e sludge, con qualche puntata nel death metal e nel doom: il minimo comune denominatore è insomma il marciume, che difatti abbonda nelle otto tracce del disco, insieme ad abbondanti riferimenti a nomi importanti dei vari generi. “Schramoeille”, per esempio, è quasi completamente sludge-death, con rimandi ai Bolt Thrower; “Kasteelke van Verdoemenis” ricorda persino gli Asphyx; “Poesjkapelle”, con le sue allusioni a certo heavy metal (tolta la voce in growl, questo pezzo non avrebbe sfigurato in Painkiller), non è lontana dagli ultimi Darkthrone; “Schabouwelijke praktijken II – De commerçant” è il black metal che produrrebbero i Satyricon sotto (più) anfetamine. Esaltante anche la conclusiva “De Laatste Reis”, una cavalcata alcolica che ci ha fatto venire in mente i nostrani Whiskey Ritual.
Tra birre del discount e tanto sudore, i Kludde ci consegnano uno dei dischi più divertenti e potenti dell’anno, in cui la ferocia del black si fonde con l’irriverenza del punk e l’irresponsabilità dello sludge. Un disco da ascoltare in canotta mentre sudate vodka in questa miserabile, torrida estate.
(Consouling Sounds, 2019)
1. Schabouwelijke praktijken I – De rabauwen
2. Kludde IV
3. Bloedkoes
4. Schramoeille
5. Kasteelke van Verdoemenis
6. Poesjkapelle
7. Schabouwelijke praktijken II – De commerçant
8. De Laatste Reis
7.5