Il viaggio verso il Darken The Moon Festival inizia nel migliore dei modi: leAlpi innevate viste dall’alto, una giornata meravigliosa, e A Dawn To Fear (di cui potete leggere la recensione) nelle orecchie: letteralmente la perfezione. L’arrivo in Belgio non è da meno: atmosfera da subito bellissima, un popolo adorabile ad accoglierci e, soprattutto, una delicata coltre di nuvole a tingere il cielo di raggi e colori meravigliosi; tutto così deliziosamente bello da faticare duramente ad abituarcisi. Darken The Moon 2019 ha luogo a Sint Niklaas presso il De Casino, venue ricavata nella sala concerti di un casinò: location S P E T T A C O L A R E, altrettanto l’organizzazione, come consuetudine i concerti hanno inizio molto presto, pronti via: i Naga aprono le danze.
NAGA:
L’opening che non ti aspetti, un festival che parte senza la classica band sfigatella che ha l’onere di occupare il primo slot delle giornate. I Naga infatti partono, e con tutta la cazzimma del mondo, riversando i loro disperazione e malessere sul pubblico già decisamente presente, impattando immediatamente i presenti con una performance enorme, inaspettata e decisamente pesante. Suoni marci, voce ispirata e drumming molto personale fanno il resto: finisce il set e i ragazzi hanno guadagno sicuramente un nuovo fan. Atmosfera già perfetta per il Darken The Moon, nonostante la luce diurna che dirompe ancora in sala.
ASSUMPTION:
Absconditus vi era piaciuto? Bene, avete assolutamente ragione, anche a me. L’esibizione degli Assumption mi ha comunicato tuttavia molto più di quanto esprima il lavoro sopracitato. L’atmosfera è densissima, cupa come la più fitta nebbia, oscura e malevola e il mood inizia a sprofondare nel buio più totale. I riff si susseguono cadenzati e sempre più intensi, la performance generale è curatissima e impeccabile e nonostante il setting ben definito, le parti più articolate risaltano per perizia e qualità: che dire, piacevolissima riscoperta per una band che promette enormemente bene.
KATLA:
Proiezioni, luci ultra psichedeliche, un intro al limite del rituale ed eccoci in balia delle forze della natura. Gli islandesi Katla iniziano il loro set con enorme trasporto, e il loro mix di generi e suoni è coinvolgente fin da subito, con un amalgama che rimarrà una costante per tutto il concerto, nonostante la natura poliedrica della band. Il vulcanico drumming, le suadenti voci e la maestria del quartetto ci traghettano verso i suoni ormai caratteristici di una terra tanto bella quanto misteriosa; l’enigma dei Katla è risolto, dal vivo sono coinvolgenti quanto e se non più di quanto avvenga in studio, in particolar modo nel loro lavoro d’esordio. Un solenne outro ci riconsegna alle tenebre, ed è subito cambio palco rapidissimo.
(ECHO):
Below The Cover Of Clouds al lancio, sessanta minuti per suonarlo interamente per la prima volta dal vivo: ecco la ricetta perfetta per un uragano pronto ad abbattersi sulla piccola cittadina belga. Gli (EchO) imbastiscono uno spettacolo coinvolgente, d’impatto, dalla grande presenza scenica e soprattutto eseguito in maniera impeccabile. Una prova di grande spessore, perfetta in occasione del lancio della loro ultima fatica (di cui potrete leggere la recensione sulle nostre pagine). Che altro aggiungere? Il salto di qualità sembra veramente concreto ormai: musicalmente e sensorialmente gli (EchO) sono ormai una certezza, e il pubblico sembra apprezzare ampiamente quello che sembrerebbe essere uno dei migliori spettacoli del festival.
MARCHE FUNEBRE:
La band belga co-host del festival merita un elogio anche solo per la qualità e dedizione infuse nell’organizzare e coordinare materialmente le attività della venue per ospitare il festival. Non paghi di ciò, i membri della band hanno messo anima e corpo in un set veramente di qualità, coinvolgente e sempre intenso per tutta la sua durata, un degno crescendo che fra riff maledetti, urla disperate e nebbia totale, ci porta come mood sempre più verso il clima adatto agli headliner della serata, che, nella loro eccellenza non distaccano di tantissimo le band di grande qualità avvicendatosi sul palco del De Casino.
SKEPTICISM:
La band culto che arriva dalla Finlandia non si smentisce: smoking, nebbia assoluta, organo e un muro di suono e movenze funebri da far impallidire la più densa delle cerimonie. Una valutazione oggettiva della band risulta molto difficile. Gli Skepticism sono a loro modo estremi, di non facilissima comprensione, ma inclini a toccare le corde più oscure e profonde nell’animo dei presenti. Un concerto a tratti catartico, caratteristico e impeccabile nella sua messa in scena.
EVOKEN:
Leggendari, di nome e di fatto, gli Evoken hanno veramente dell’incredibile sia sul palco che fuori. La data one off in Europa, dopo un lustro dall’ultima volta è un’occasione ghiottissima, e la band americana non si tira indietro dal regalare un set da brividi. L’attitudine, la qualità dei musicisti e della musica stessa, il contesto, la presenza scenica e il coinvolgimento sono esemplari: ogni dettaglio è perfettamente espresso e tutto si compie senza il minimo inconveniente. Un procedere lento ed inesorabile, che porta verso la fine di un festival speciale, con gli Evoken a fare da headliner sotto qualsiasi punto di vista. La formazione crea difatti una dimensione del tutto peculiare, conferendo quel tocco di eccellenza in grado di rendere l’esperienza ancora più indimenticabile.
Questo Darken The Moon Festival 2019 ci ha lasciato sconvolti in positivo, e con un’enorme voglia di tornarci, magari per provare a riprenderci quel pezzetto di cuore che il Belgio ora custodirà per sempre.