How Are We to fight the blight? Come possiamo combattere la decadenza? Questa è la domanda che si pongono i The Shaking Sensation con il loro recentissimo lavoro, sotto l’effige della Pelagic Records. Osservando l’individuo senza volto, avvolto in un involucro plastico -quasi una sorta di parallelo con le creature marine avviluppate tra gli aggregati di scarti negli oceani – ci verrebbe in mente di associare il quesito posto nel titolo con una delle piaghe dell’antropocene. Ma è davvero questo il messaggio che gli enigmatici danesi vogliono qui render noto? Non sarà forse piuttosto una meditazione di carattere più intimistico o l’esito di una riflessione esistenziale, sicché il malanno, la piaga, il decadimento si configurano piuttosto come una disforia del mondo interiore dell’artista?
Questo ed altri interrogativi sono destinati a dissolversi nei rivoli della proposta strumentale della sua band, che, giunta al suo terzo album, arricchisce la propria lineup con un secondo batterista. Ciò fa sì che sin dalla traccia di apertura, “Twenty Ammino Acids”, le tinte acquerellate distese dalle chitarre riverberanti siano sottolineate dalla linea decisa e spessa di una sezione ritmica corposa e ben delineata, sapientemente sospesa al fine di esaltare i fitti dialoghi tra gli strumenti cordofoni, più espressivi di qualsiasi linea vocale. Tali peculiarità sono ancor più evidenti in “Tremendous Efforts” – scelta peraltro come singolo del disco – in cui le pelli, oltre a delineare il sottofondo sul quale si stagliano gli altri strumenti, emergono prepotentemente come protagonisti. “The Frailness Of Your Stem”, brano dal minutaggio più corposo del platter, la formazione ricalca con grande personalità le orme di act quali Explosions in the Sky, laddove in capitoli come “Sightings” tali influenze sono intensificate da un comparto ritmico elaborato e dinamico. E se “End of Hope”, con il suo incedere delicato e drammatico ed un melanconico crescendo riesce persino a risultare quasi radiofonica, “In Dead Silence, Hang Your Ghost” appare maggiormente cupa ed atmosferica, perlomeno sino al finale particolarmente energico, costellato da accattivanti solismi chitarristici. La produzione si chiude con “Arcadia”, perfetta sintesi di quanto ascoltato finora, tra intrecci ritmici e suadenti veli di chitarre, frutto di un guitarwork ricco ed ispirato.
How Are We to fight the blight? rappresenta, in ultima analisi, un’efficace risposta a chiunque ritenga il post-rock un genere ormai esauritosi con i primi dischi dei suoi fondatori, ed incapace di dare alle stampe lavori degni di nota. I The Shaking Sensation, pur attenendosi alle coordinate già tracciate dagli antesignani del genere, e impiegando formule ampiamente collaudate, riescono nell’intento di produrre un disco fresco ed ispirato, in grado di far breccia nel cuore dell’ascoltatore. La seconda batteria, lungi dall’essere un addendum puramente estetico, fornisce ancor più sostanza ad una sezione ritmica piuttosto robusta per gli standard del genere, conferendo un ulteriore tocco di personalità alla produzione. Raccomandiamo dunque l’ascolto sia agli irriducibili amanti del genere quanto a chi volesse avvicinarvisi la prima volta: le dinamiche racchiuse in How Are We to fight the blight? sapranno indubbiamente conquistare qualsiasi palato.
(Pelagic Records, 2019)
1. Twenty Amino Acids
2. Tremendous Efforts
3. The Frailness of Your Stem
4. Manual Trauma
5. Sightings
6. End of Hope
7. In Dead Silence, Hang Your Ghosts
8. Arcadia