Gli Ovunque sono un duo nato nel 2017, proveniente da Gubbio e composto da Federico alla chitarra e Jacopo alla batteria. Nel giro di poco tempo i due musicisti si mettono al lavoro per comporre fin da subito un repertorio originale e dopo un primo singolo (“18 Soffi”) esce nel 2018 il debutto discografico, finora unica release, C’era una volta ovunque. L’album, interamente strumentale, cerca di coniugare immediatezza ed una ricerca sonora che viaggia tra la violenza e la complessità. Non c’è un genere vero e proprio dove la band si abbevera sebbene tutto si riconduca ad un certo alternative rock ma va sottolineato come questo termine sia da prendere con moderazione.
L’obiettivo è far parlare gli strumenti e cercare delle forme espressive non convenzionali. Ciò che viene fuori ascoltando le tracce è l’urgenza di attacco fisico ben evidenziato da detonazioni di chitarra iper distorte, come nella noise/grunge “Ragno” piena di wah-wah a cascata accompagnati da un lavoro melodico oscuro, per non parlare poi dell’incontinenza metallica di “La Bestia” con il suo groove velenoso. La chitarra si erge sempre a protagonista relegando forse troppo la batteria a mero accompagnamento, dato che non esprime molto la sua identità. La musica è spesso bipolare anche nel giro di pochi secondi passando da giri pop rilassati a tocchi blues a schitarrate nervosissime (la rappresentativa “Spigoli” come anche la variegata “Un Luogo Asciutto” con il suo finale fiammeggiante), però questo schema tende a ripetersi diverse volte presentando troppe similitudini tra i brani, oppure portando a strafare come nella lunga “Maledetta”, dispersa tra idee scarne senza una via precisa. Le tracce più quadrate e dirette sembrano quelle meglio riuscite, specie quando non si bada ad inutili fronzoli ma si va diritti alla meta, puntando al grunge nerissimo (“18 Soffi”) e virando su riff chitarristici stordenti e fumosi, innalzando lo stoner a baluardo. O anche tentando, ed in parte riuscendoci, con “Gnu 2” di integrare tutti gli elementi del proprio sound giocherellando con rocciosità, tecnica e melodia facendo dialogare le proprie idee mettendole in musica. Tecnicamente nulla da dire, esecuzione ottimale e padronanza strumentale altrettanto. Ciò che manca, o che è ancora troppo grezzo, è il lavoro compositivo che risente di ideologie sonore poco lucide e su cui bisognerebbe lavorare.
C’è molto da fare e solo il tempo potrà premiare o no il duo da Perugia. L’inizio è buono e dimostra anche che non serve essere dei virtuosi per fare bella musica strumentale. Attendiamo sviluppi!!
(Autoproduzione, 2018)
1. Ragno
2. Spigoli
3. La Bestia
4. Maledetta
5. 18 Soffi
6. Un Luogo Asciutto
7. Gnu 2
8. Io Non Porto Cappelli Blu