Skeleton At The Banquet è l’ultimo disco del cantautore e polistrumentista Gill Landry. Originario della Louisiana, Gill Landry è noto per aver cominciato la sua carriera come musicista busker nelle strade della favolosa New Orleans. Dal 2004 al 2014 è membro della celebre band folk e country Old Crow Medicine Show. Nel 2007 avvia un progetto solista con l’album The Ballad of Lowless Soirez, probabilmente il suo migliore lavoro, che sarà seguito da altre tre pubblicazioni di discreto successo di critica. Inoltre Gill Landry vanta collaborazioni con artisti di fama internazionale, come Mumford and Sons e Ben Harper.
Dopo Love Rides A Dark Horse (2017), con Skeleton At The Banquet, il cantautore americano firma il suo quinto album registrato in studio: nove tracce che fondono motivi classici della musica folk e blues con le reinterpretazioni dei grandi innovatori della canzone americana, come Johnny Cash, Tom Waits (il quale ha collaborato per la produzione dell’album) e Neil Young.
L’album è stato prodotto a Los Angeles da Gill and Seth Ford-Young. Presenta Landry alla voce, chitarra, pedal steel, tasti e armonica, in più si avvale della collaborazione di molti musicisti tra cui lo stesso Seth Ford-Young al basso, Josh Collazo alla batteria, Stewart Cole alla tromba e Odessa Jorgensen al violino.
Dunque chitarra, armonica, violino, trombe, tastiere, compongono il sound di Skeleton At The Banquet che si propone come «una serie di riflessioni e pensieri sull’allucinazione collettiva che è l’America». Ma forse ciò che più caratterizza queste canzoni è la voce grave e calda, che in alcuni momenti riecheggia il peculiare timbro di Johnny Cash.
L’album è stato annunciato dal singolo “I Love Too”, una canzone che «parla di un uomo che non è in contatto con se stesso», caratterizzata da un arpeggio di chitarra ripetitivo fino all’ossessione. La seconda traccia “The Wolf” è dei pezzi più ritmati e veloci, dal sapore folk, orecchiabile, che comincia con un tradizionale intro di armonica. “Nobody’s Come”, “The Refuge Your Arms” e “Trouble Town” sono tre ballate alla Tom Waits, caratterizzate da tempi binari e un ampio uso di violini. “Angeline” è forse tra pezzi più incisivi dell’album, in cui ritorna l’intro di armonica, con un ritmo fortemente folk, che ricorda alcuni lavori dei Mumford And Sons. A conclusione del disco c’è una composizione non cantata, un lungo notturno di chitarra dai toni lirici e crepuscolari: “Portrait of Astrid”.
Pur non essendo probabilmente l’opera più originale di Landry, che senza dubbio rimane The Ballad of Lowless Soirez, questo lavoro segue un preciso percorso di continuazione in chiave moderna della cultura americana, attraverso una serie di racconti che parlano di viaggi alla ricerca dell’autenticità, di smarrimento, di amori e di sogni.
(Loose records , 2019)
1. I Love You Too
2.The Wolf
3. A Different Tune
4. Nobody’s Coming
5. The Refuge of Your Arms
6. The Place They Call Home
7. Angeline
8. Trouble Town
9. Portrait of Astrid (A Nocturne)