Dopo il 2019, annata con molti lavori degni di nota in ambito black metal, anche il 2020 cerca di dare continuità a questa tendenza. Il mese di febbraio, infatti, vede l’uscita dell’album di debutto di Ossaert, one-man band olandese che mostra subito di avere le idee ben chiare con questo Bedehuis, pubblicato da Argento Records. L’identità che si cela dietro la mente che gestisce il progetto è ignota, e anche se ormai questa decisione di nascondere le informazioni personali sui membri di un gruppo non generi più un particolare clima enigmatico – essendo stata utilizzata da molte realtà e quindi priva di un senso di novità – la musica proposta crea sensazioni ben precise.
Quattro parti, e una durata totale che supera soltanto di qualche minuto la mezz’ora. Ci troviamo dinanzi un album che non si serve di processi intricati per colpire in modo spietato, e la partenza dell’opener espone subito questo fattore. Nel corso del brano, si può notare come dietro la musica ci sia un approccio meditato, non troppo irruento e inconsapevole, che dona un tocco misterioso a quanto composto, per quanto vengano seguite le linee guida del genere in modo fedele. Le scelte del mastermind sono ineccepibili, i riff entrano in testa con molta naturalezza, vista anche la poca varietà delle parti strumentali. Ciò tuttavia non si tramuta in un aspetto negativo, anzi, contraddistingue un ascolto infervorato da una rabbia primordiale. Non mancano i passaggi in cui appaiono delle sinfonie arcane, che si palesano principalmente per la versatilità alla voce, e lo fanno senza mutare minimamente l’atmosfera che si può percepire. La violenza di questo disco genera un crescendo di intensità che nell’ultimo pezzo esplode, concludendo il lavoro nel migliore dei modi. C’è chi ritiene il black metal nella sua forma più pura ormai privo di ispirazione in tempi recenti, ma le sensazioni glaciali tipiche del genere si possono chiaramente percepire anche da questo lavoro, in ognuna delle sue quattro parti.
Concludendo, quindi, possiamo affermare come Bedehuis sia a mani basse tra i dischi di rilievo degli ultimi anni se si parla di metal estremo. Il suo approccio semplice ma intransigente ci offre un’ondata di rabbia che risulta ben ispirata e mai derivativa o prolissa. Un fulmine a ciel sereno, così potremmo definire il debutto di questo progetto, con l’augurio che possa avere dei lavori altrettanto validi come successori.
(Argento Records, 2020)
1. I
2. II
3. III
4. IV
8.0