J.R. Robinson e la ormai fedele compagna di intimità sonora Esther Shaw sono tornati dopo due anni con We Love To Look At The Carnage, ennesimo prosieguo della discesa nel minimalismo intimo sonoro che i Wrekmeister Harmonies hanno preso da qualche disco a questa parte. Se si nota tra le righe un po’ di risentito disappunto non si commette un errore, si vuole essere onesti.
Robinson dalla sua si sa essere un musicista capace, e nella deriva ambient sperimentale del progetto, più ensemble vero e proprio a dir la verità, ne aveva dimostrato tutte le tesi a favore. Dopo Then It All Came Down coloro che hanno seguito WH hanno però potuto notare una virata in qualche modo strana. Chitarre pulite e leggeri tappeti di delay. Atmosfere soffici e plumbee e il continuo tentativo di creare una nebbiolina di malessere che però funzionasse quasi alla lontana da cantautorato. I primi tentativi ad onor del vero non sono stati dei buchi nell’acqua, e chiamiamo facilmente in causa le vecchie recensioni, ma adesso verrebbe voglia di dire basta. We Love To Look At The Carnage è insipido, ancora più plumbeo e ancora più volutamente minimale, ma anche molto debole in tutti i suoi aspetti.
Va bene che il fatto che sia stato composto e suonato in totale isolamento dai musicisti in una casetta nei boschi da una parte intriga e dall’altra fa sorridere, non di puerile emozione ma piuttosto con pensieri che vanno ai vari film che il mercato ha partorito masticando e rimasticando soliti cliché, però questo non basta a salvare quanto abbiamo ascoltato. Brani che non hanno una struttura solida e intrigante, anonimi, scheletrici e spesso tirati fino allo stremo, spesso anche con soluzioni di suoni più invadenti e fastidiosi che altro, quando probabilmente l’obiettivo era amalgamare e creare dei droni. A questo giro ci tocca purtroppo bocciare la creatura di Robinson, sperando che più avanti torni con un lavoro degno del curriculum.
(Autoproduzione, 2020)
1. Midnight to Six
2. Still Life With Prick Cancer
3. The Rat Catcher
5. Immolation