Non è sempre la solita solfa fortunatamente, e anche in una terra come la Scandinavia in cui tutto pare essere già stato detto più e più volte, capita di incappare in qualcosa di genuino e veramente piacevole. Enepsigos nasce sostanzialmente come progetto internazionale nel 2015 e, nel 2017, viene pubblicato Plague of Plagues, prodotto onesto ma non particolarmente attraente. Tre anni dopo, con ancora al timone Thorns (Frostmoon Eclipse e Fides Inversa tra i più noti) e V.I.T.H.R. (Nordjevel e Doedsvangr), ma con l’innesto di Rituul alla chitarra, i nostri si spingono con successo in una esplorazione a suo modo notevole. Se prima il sound era infatti ancora di matrice prettamente classica e norvegese, quindi suoni taglienti e dinamiche fredde, Wrath of Wraths corregge tutti i difetti del precedente.
Ed ecco che appaiono come per magia dinamiche avvolgenti, muri sonori enormi, cori ancora più enfatizzati, una batteria sì forse troppo moderna nella registrazione ma variegata e riempitiva e uno sforzo vocale decisamente più prestante del solito. Cosa poi estremamente godibile è l’imbastardimento palese con death svedese anni ’90, e infatti il distorto rimanda con buona spavalderia al classico suono HM-2 (originale o clone che sia non importa), certe sezioni a effettivi richiami svedesi e alle volte persino black/grind (“Shields of Faith” o “Water and Flesh”) ma tutto questo non impedisce ai nostri di avviluppare l’ascoltatore in un massiccio terremoto sonoro pomposo, ampio, quasi sinfonico alle volte, per la portata della composizione, con tonalità di sacra blasfemia veramente coinvolgenti. Il tiro è sempre altissimo, ma mai cacofonico per il gusto di darsi arie, l’atmosfera sacra richiama una serietà della composizione notevole, così come anche i fillers di chitarra e gli intrecci risultano estremamente gradevoli. Ogni tanto si respira allentando il tiro con sezioni molto classiche questo è vero, quasi a saltellare da spezzoni norvegesi ad altri più ariosi finlandesi, ma se può sembrare una mossa avventata tutto s’incastra invece alla perfezione. Basta anche solo la frenesia di “The Whore Is the Temple” per capire subito che Enepsigos si è trasformato in qualcos’altro di notevole, ammiccando pure al groove più sfizioso e furbo.
La freschezza compositiva risulta il punto forte di un progetto nuovo che con poco, perché alla fin fine stiamo parlando di elementi ben conosciuti, ha fatto vincere la fantasia e ha concesso un prodotto dal profumo occulto e sacrale seppur con mezzi poco ortodossi. Avvisati, parte del divertimento sta anche in questo, quella continua sensazione di quel dettaglio fuori posto che non si riesce a trovare e che nell’organico ci si sorprende di come tutto funzioni perfettamente. Forse c’è ancora speranza nel mondo.
(Osmose Productions, 2020)
1. Shields of Faith
2. Confess
3. Seventh Seal
4. The Whore Is the Temple
5. Cups of Anger
6. Water and Flesh